Il Parlamento italiano ha approvato la proroga dell’invio di aiuti e armi a Kiev, una decisione che ha scatenato distinguo e polemiche all’interno delle diverse fazioni politiche. Guido Crosetto si è presentato alla Camera per le sue comunicazioni, ribadendo la posizione del governo e la necessità di sostenere l’Ucraina. “La nostra nazione sostiene dall’inizio e con determinazione ogni azione volta a favorire l’apertura di un confronto diplomatico e a raggiungere quanto prima una soluzione negoziale che non sia disgiunta da una pace giusta. Questo non deve essere erroneamente interpretato come una volontà di disimpegnarsi dal nostro sostegno al fianco dell’Ucraina, che resta forte e totalmente inalterato”, ha dichiarato il ministro della Difesa, spiegando la posizione del Governo.
Il Consiglio dei ministri, il 19 dicembre scorso, ha approvato un decreto che autorizza le forniture all’Ucraina fino al 31 dicembre 2024, previo atto di indirizzo del Parlamento. Tuttavia, la decisione ha scatenato reazioni differenti all’interno dell’arena politica. Il centrodestra ha accolto in modo compatto l’iniziativa, presentando una risoluzione unitaria. Anche Azione, Italia Viva e Più Europa hanno firmato un testo comune per ribadire il loro impegno. Tuttavia, il Partito Democratico (Pd) ha espresso la necessità di un più incisivo impegno diplomatico e politico dell’Unione europea, rivelando una certa diversità di vedute all’interno della maggioranza.
Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha presentato una risoluzione che ha sollevato ancora più polemiche. Il M5S ha richiesto al governo di “interrompere immediatamente la fornitura” di armi a Kiev e di intraprendere azioni legislative per una graduale diminuzione delle spese militari. La risoluzione di maggioranza è stata comunque approvata, con l’astensione del Pd e il voto contrario di M5S e Alternativa per l’Italia (Avs). Le critiche e le divisioni all’interno del Pd non sono mancate. L’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha votato a favore delle risoluzioni presentate dal centrodestra e da Azione, Iv e Più Europa, nonostante l’astensione del suo partito. Questo ha provocato reazioni negative all’interno e all’esterno del partito, con accuse di mancanza di coerenza.
Anche in Senato si è ripetuto un copione simile, con alcuni membri del Pd che si sono smarcati dalla posizione ufficiale del partito. Le polemiche e le critiche si sono diffuse anche all’interno della maggioranza, con accuse di avvicinamento alle posizioni filorusse da parte dell’opposizione. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dichiarato che il M5S costituisce un’eccezione e ha giustificato il loro voto contrario, sostenendo che ulteriori forniture militari all’Ucraina potrebbero alimentare un’escalation militare. “Abbiamo votato no all’invio di ulteriori forniture militari per l’Ucraina perché riteniamo che assecondare questa escalation militare allontani una via d’uscita”, ha affermato Conte. La polemica sembra destinata a persistere, rivelando divisioni significative all’interno della politica italiana sulla questione ucraina.