Tutto era nato, nei laboratori di sperimentazione del Pentagono, mettendo insieme il motore di un tosaerba e una mini-telecamera. Oggi si chiamano aeromobili a pilotaggio remoto ma tutti li conosciamo come droni, velivoli senza pilota umano a bordo, controllati tramite computer e sotto il controllo remoto di un navigatore. Adesso sono utilizzati per recapitare merci, per spegnere gli incendi e, naturalmente, per uso militare. La modalità è entrata in fase di sperimentazione anche da parte delle forze di polizia italiane per un controllo del territorio d’avanguardia.
Lo studio è partito nella provincia di Frosinone nell’ambito di un tavolo tecnico a cui hanno partecipato rappresentanti della polizia, dei carabinieri e della Guardia di finanza. Sono stati utilizzati tre droni, due esacotteri e un quadricottero, guidati da piloti della polizia e dei carabinieri insieme a esperti dell’Aeronautica militare che hanno monitorato eventuali interferenze nella zona interessata mentre proseguono i corsi di formazione per piloti di drone della polizia nella struttura certificata Enac denominata “Droneaviation” di Roma.