Viadotto Sicilia crollato nel 2014, concussione e falso: indagati ex vertici e dirigenti Anas
AFFARI & CARRIERE Il magistrato ipotizza che Ciucci e gli altri accelerarono l’inaugurazione dell’opera per “mero tornaconto personale”
Per incassare il “merito” di avere completato un’opera in tempi brevi fecero pressioni per inaugurare tre mesi prima del previsto il viadotto Scorciavacche della statale Palermo-Agrigento. E la conseguenza fu che il rilevato (un cumulo di terra, limitato lateralmente da scarpate dotate di una certa pendenza o da muri di sostegno) del viadotto inaugurato alla vigilia di Natale cedette a Capodanno. Il crollo del 30 dicembre 2014 suscitò grandi proteste. Una risposta arriva ora dalla Procura di Termini Imerese che ha indagato gli ex vertici dell’Anas, tecnici, funzionari e il project manager dell’impresa che realizzò l’opera. E’ la “Bolognetta scpa”, costituita da Cmc di Ravenna, Tecnis di Catania e Ccc di Bologna.
Il sostituto procuratore Giovanni Antoci ipotizza vari reati tra cui concussione e falso nei confronti dell’ex presidente dell’Anas, Pietro Ciucci (foto), del condirettore generale Alfredo Bajo, e di due dirigenti dell’azienda: Stefano Liani, direttore del settore delle nuove costruzioni, e Michele Vignate, vice direttore centro-sud di Anas. Dopo due anni di indagini, relazioni tecniche e un rapporto della Guardia di finanza, il magistrato ipotizza che Ciucci e gli altri accelerarono l’inaugurazione dell’opera per “mero tornaconto personale”. Ciucci e gli altri avrebbero cioè fatto pressioni per usufruire dei benefici (gratificazioni di carriera) previsti dall’Anas con l’Mbo (Management by Objectives). Si tratta di un metodo di valutazione del personale basato sui risultati raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati.
Oltre ai vertici dell’Anas (Ciucci e Bajo non sono più in carica), la Procura di Termini Imerese procede per falso nei confronti del direttore dei lavori, Fulvio Giovannini, del project manager Pierfrancesco Paglini e del responsabile del procedimento Claudio Bucci. L’inchiesta ha accertato che il certificato di stabilità dell’opera sarebbe stato firmato da tecnici e funzionari che quel giorno non erano presenti sul posto. E non avrebbe tenuto conto del fatto che, già prima dell’inaugurazione, erano stati rilevati problemi di stabilità dell’opera. Nell’aprile 2015 il procuratore Alfredo Morvillo e il pm Francesco Gualtieri avevano già iscritto 30 nomi nel registro degli indagati: con il direttore di Anas Sicilia, Salvatore Tonti, c’erano collaudatori, tecnici e rappresentanti delle imprese che hanno eseguito i lavori. L’ipotesi di reato è di attentato alla sicurezza dei trasporti. Secondo la commissione istituita dopo il crollo dall’ex ministro Maurizio Lupi, il rilevato del viadotto presentava varie “carenze strutturali”. Ma per la fretta non se ne tenne conto. Più della sicurezza contava, secondo il magistrato, l’inaugurazione anticipata.