Papa Francesco ha poi spiegato: “Raccogliamo quello che lo Spirito ha seminato in noi, come un dono per ciascuno. Condividiamo con grande gioia i tanti passi di un cammino comune già molto avanzato, e guardiamo davvero con fiducia al giorno in cui, con l`aiuto di Dio, saremo uniti presso l`altare del sacrificio di Cristo, nella pienezza della comunione eucaristica. Verso quella meta tanto desiderata ‘siamo pellegrini, e peregriniamo insieme affidando il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze'”. Il pontefice ha detto ancora: “in questo tragitto ci precedono e accompagnano molti testimoni, in particolare i tanti martiri che hanno sigillato col sangue la comune fede in Cristo: sono le nostre stelle in cielo, che risplendono su di noi e indicano il cammino che ci resta da percorrere in terra, verso la comunione piena. Tra i grandi Padri, vorrei riferirmi al santo Catholicos Nerses Shnorhali. Egli nutriva un amore straordinario nei confronti del suo popolo e delle sue tradizioni, ed era al contempo proteso verso le altre Chiese, instancabile nella ricerca dell`unità, desideroso di attuare la volontà di Cristo: che i credenti ‘siano una sola cosa’”. Perché “l`unità non è infatti un vantaggio strategico da ricercare per mutuo interesse, ma quello che Gesù ci chiede e che sta a noi adempiere con la buona volontà e con tutte le forze, per realizzare la nostra missione: donare al mondo, con coerenza, il Vangelo”. E comunque “per realizzare la necessaria unità non basta, secondo san Nerses, la buona volontà di qualcuno nella Chiesa: è indispensabile la preghiera di tutti. È bello essere qui radunati per pregare gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. Ed è anzitutto il dono della preghiera che io sono venuto stasera a domandarvi. Da parte mia, vi assicuro che, nell`offrire il Pane e il Calice all`altare, non manco di presentare al Signore la Chiesa di Armenia e il vostro caro popolo”.
Il Santo Padre ha chiarito che se “San Nerses avvertiva anche il bisogno di accrescere l`amore reciproco, perché solo la carità è in grado di sanare la memoria e guarire le ferite del passato: solo l`amore cancella i pregiudizi e permette di riconoscere che l`apertura al fratello purifica e migliora le proprie convinzioni. Per quel santo Catholicos, nel cammino verso l`unità è essenziale imitare lo stile dell`amore di Cristo, che ‘da ricco che era’, ‘umiliò sé stesso’. Sul suo esempio, siamo chiamati ad avere il coraggio di lasciare i convincimenti rigidi e gli interessi propri, in nome dell`amore che si abbassa e si dona, in nome dell`amore umile: esso è l`olio benedetto della vita cristiana, l`unguento spirituale prezioso che risana, fortifica e santifica. ‘Alle mancanze suppliamo con carità unanime”, scriveva san Nerses, e persino – faceva intendere – con una particolare dolcezza d`amore, che ammorbidisca la durezza dei cuori dei cristiani, anch`essi non di rado ripiegati su sé stessi e sui propri tornaconti”. Il Santo Padre ha poi chiarito: “Non i calcoli e i vantaggi, ma l`amore umile e generoso attira la misericordia del Padre, la benedizione di Cristo e l`abbondanza dello Spirito Santo. Pregando e ‘amandoci intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri’, con umiltà e apertura d`animo disponiamoci a ricevere il dono divino dell`unità. Proseguiamo il nostro cammino con determinazione, anzi corriamo verso la piena comunione tra noi!”.
“Essa è la vostra vera forza, che permette di aprirsi alla via misteriosa e salvifica della Pasqua: le ferite rimaste aperte e causate dall`odio feroce e insensato, possono in qualche modo conformarsi a quelle di Cristo risorto, a quelle ferite che gli furono inferte e che porta ancora impresse nella sua carne. Egli le mostrò gloriose ai discepoli la sera di Pasqua: quelle terribili piaghe di dolore patite sulla croce, trasfigurate dall`amore, sono divenute sorgenti di perdono e di pace. Così, anche il dolore più grande, trasformato dalla potenza salvifica della Croce, di cui gli Armeni sono araldi e testimoni, può diventare un seme di pace per il futuro”. “La memoria, attraversata dall`amore, diventa infatti capace di incamminarsi per sentieri nuovi e sorprendenti, dove le trame di odio si volgono in progetti di riconciliazione, dove si può sperare in un avvenire migliore per tutti, dove sono ‘beati gli operatori di pace’ (Mt 5,9). Farà bene a tutti impegnarsi per porre le basi di un futuro che non si lasci assorbire dalla forza ingannatrice della vendetta; un futuro, dove non ci si stanchi mai di creare le condizioni per la pace: un lavoro dignitoso per tutti, la cura dei più bisognosi e la lotta senza tregua alla corruzione, che va estirpata”.