03La vita nello Spazio è affascinante, a patto di ricordarsi di idratare sempre la pelle e di aver cura di riposare a dovere. Qualche problema a prendere sonno? Meglio ricorrere a qualche goccia di sonnifero. Perché un buon riposo è fondamentale. Per chi avesse l’intenzione di intraprendere il lungo viaggio verso Marte, come prevede ormai la missione umana sul Pianeta rosso annunciata dalla Nasa per i prossimi decenni, è meglio dare una lettura alla ricerca condotta dalla Federation of American Societies for Experimental Biology e appena pubblicata su Faseb Journal. Uno studio, sottolinea Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica, che prende in analisi il pacchetto di farmaci regolarmente utilizzati dagli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale durante le missioni di lunga durata. Come ci si potrebbe aspettare, lo studio mostra che gran parte dei medicinali assunti dagli astronauti in missione ha a che fare in maniera diretta con la particolare condizione di microgravità cui viene sottoposto il corpo umano nello spazio. Tra i farmaci a disposizione, il rapporto evidenzia un particolare consumo di sonniferi e coadiuvanti del sonno, oltre a un consumo superiore alla norma di quelli che sono i cosmetici più adatti a limitare le eruzioni cutanee.
Questo genere di studi è fondamentale per anticipare le esigenze dei futuri abitanti della ISS, e di coloro che in futuro debbano intraprendere il viaggio verso Marte. “Speriamo che questo studio possa essere di aiuto alla Nasa per preparare al meglio le future missioni di lunga durata – spiega Virginia E. Wotring, ricercatrice presso la Division of Space Life Sciences della Universities Space Research Association di Houston, Texas -. Di fronte a una ipotetica missione di tre anni nello spazio, è bene sapere cosa mettere in valigia, soprattutto per quanto concerne farmaceutica e parafarmaceutica”. L’equipe della Wotring ha esaminato le cartelle cliniche di tutti i membri dell’equipaggio della ISS che si sono resi disponibili, andando a indagare anche le ragioni per cui ogni singolo astronauta ha fatto ricorso a un farmaco piuttosto che a un altro, e che tipo di beneficio ne ha ricavato. Il risultato, che tiene conto anche della composizione chimica dei singoli farmaci impiegati, non si discosta in maniera significativa da quanto è possibile riscontrare su una popolazione di adulti sani a Terra.
Volendo trovare delle congruenze, l’utilizzo dei farmaci da parte degli astronauti è piuttosto simile a quello riscontrato all’interno dei militari che fanno parte dell’equipaggio di un sottomarino, che non a caso è una tipologia di ambiente chiuso che ha forti elementi di continuità con l’ambiente della Stazione Spaziale Internazionale. Con un’aggiunta: dormire sonni tranquilli nello spazio è decisamente più complicato di quanto saremmo condotti a pensare. Non solo bisogna fare i conti con il disagio della microgravità, che lascia il corpo fluttuare nel vuoto senza superfici di appoggio, ma c’è anche il problema di variazione dei naturali ritmi circadiani imposti dall’alternanza di giorno e notte. Al momento, i dati non sono sufficientemente dettagliati da suggerire un cambiamento del trattamento, ma evidenzia due aree di studio che meritano approfondimenti: l’ambito dei problemi del sonno e l’incidenza delle eruzioni cutanee.