“E` una grande perdita per me, per la sua famiglia e per tutto il calcio italiano. E’ un momento difficile”. Sono queste le prime parole del ct della Nazionale Roberto Mancini in un’intervista rilasciata alla Figc il giorno dopo la morte di Gianluca Vialli, suo amico fraterno e compagno di una vita morto a 58 anni per un tumore al pancreas. Compagni nella Sampdoria di Mantovani, condotta allo storico scudetto del 1991 e a una finale di Coppa dei Campioni persa a Wembley contro il Barcellona, poi con l’Italia nel campionato europeo del 2021 dopo la vittoria ai rigori con l’Inghilterra. Roberto commissario tecnico, Luca capo delegazione.
“Abbiamo vissuto quasi tutta la nostra vita insieme: c`era un legame stretto, come quello tra due fratelli – prosegue il ricordo del commissario tecnico azzurro -. Poi a un certo punto calcisticamente ci siamo divisi, ma quando si è amici lo si è per sempre: Luca per me era questo. Il nostro rapporto è sempre stato di grande rispetto, amore e amicizia”. Mancini ha anche raccontato l’ultimo incontro tra i due a fine dicembre, nella clinica di Londra dove Vialli era ricoverato. “Speravo che accadesse qualcosa, speravo in un miracolo – prosegue l’allenatore di Jesi -. Ci siamo visti, abbiamo parlato, abbiamo scherzato: era sempre di buon umore come al solito. Mi ha fatto piacere vederlo così in quel momento”.
Vialli aveva anche la capacità di mettere di buon umore tutto l’ambiente. “Luca era un ragazzo gioioso, sempre allegro, poche volte l`ho visto arrabbiato – spiega Mancini -. A lui farebbe piacere essere ricordato così, oltreché per essere stato un grande calciatore e un grande professionista”. L’ultimo ruolo ricoperto nel mondo del calcio è stato quello di capo delegazione della Nazionale. “Luca è stato bravo, ha fatto capire ai ragazzi, soprattutto ai più giovani, il valore della maglia della Nazionale e dove si poteva arrivare – conclude Mancini -. E` stata una persona di grande valore per noi: parlava ai ragazzi e a loro piaceva ascoltarlo. Erano momenti belli e importanti”.