Vicino centrale Fukushima, il più grande impianto di produzione idrogeno solare del mondo

Il Giappone punta alla neutralità carbonica entro il 2050

Fukushima Hydrogen Energy Research Field (FH2R) impianto idrogeno giappone

All’ombra della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, che nel 2011 fu teatro dell’incidente atomico peggiore della storia dopo quello di Cernobyl, il Giappone ha costruito il più grande impianto di produzione di idrogeno solare del mondo, un progetto col quale punta a dare un’accelerazione ai suoi piani di decarbonizzazione. Si chiama – nella versione inglese del nome – Fukushima Hydrogen Energy Research Field (FH2R) ed è collocato nel territorio della città di Namie, a 250 km a nord di Tokyo, sostanzialmente a ridosso della centrale nucleare. La costruzione è iniziata ad agosto 2018 e si è conclusa a marzo 2020. Il suo obiettivo è quello di sviluppare un modello di business che ottimizzi l’utilizzo dell’idrogeno sia come commodity commerciale sia come fonte di energia per la rete elettrica nazionale. Inoltre, un secondo scopo è quello di ottimizzare la produzione di idrogeno modulandola con le previsioni di domanda.

“In tutto l’impianto si estende per 22 ettari, 18 dei quali sono coperti da pannelli solari, mentre l’impianto per la per la produzione di idrogeno è su quattro ettari”, ha spiegato Eiji Ohira, direttore generale per l’Ufficio tecnologia a celle di combustibile dell’agenzia governativa NEDO (New Energy and Industrial Technology Development Organization), che ha promosso l’iniziativa con partiner industriali come Toshiba, Tohoku Electric Power, Tohoku Electric Power Network, Iwatani e Asahi Kasei. “Noi vogliamo produrre idrogeno senza emissioni CO2 a partire da energia rinnovabil e vogliamo produrre grandi quantità d’idrogeno per equilibrare il mix energetico del nostro sistema”, ha detto ancora Ohira, descrivendo il sistema messo in piedi con FH2R. La struttura prevede un edificio presso cui è collocato il sistema di controllo, pannelli sola con una capacità di produrre 20MW, una struttura per l’approvvigionamento di acqua e un impianto di stoccaggio dell’idrogeno prodotto, che poi verrà trasportato via autobotti in forma liquida ai generatori a celle di combustione, alle stazioni di servizio a idrogeno e alle centrali.

Al cuore dell’impianto c’è una struttura che produce l’idrogeno attraverso un processo di separazione dagli atomi di ossigeno attraverso elettrolisi. La produzione massima che questo impianto sarà in grado di raggiungere è di 180 kg per ora. L’impianto è stato costruito con criteri antisismici una volta e mezza superiori a quelli delle normali abitazioni. Il Giappone ha stabilito il suo target di decarbonizzazione al 2050 e per quella data sta puntando sull’idrogeno come forma di energia chiave per modificare in termini più verdi il suo mix energetico che al momento è dominato da fonti fossili per l’82 per cento. Il nucleare, dopo l’incidente di Fukushima, è sceso drasticamente al 3 per cento, le rinnovabili al 6 per cento, mentre l’idrogeno al momento è al 4 per cento. Tokyo è fortemente convinta che l’idrogeno possa essere un “game changer” per portare a un futuro a emissioni zero, dopo lo sviluppo delle energie rinnovabili. “L’idrogeno è una fonte d’energia pulita, buona per raggiungere il nostro obiettivo di neutralità carbonica e il Giappone sostiene fermamente lo sviluppo di questa tecnologia”, ha detto ancora Ohira. “Abbiamo appena iniziato la nostra penetrazione sul mercato, abbiamo bisogno di continuare a sviluppare le applicazioni concrete e a migliorare le nostre tecnologie per andare incontro al meglio al mercato e al fabbisogno”.

In questo senso, già dal 2017 – con Shinzo Abe ancora primo ministro – Tokyo ha prodotto una sua Strategia di base per l’idrogeno, la prima strategia nazionale sviluppata al mondo. Molti dei progetti di ricerca e sviluppo inseriti nelle 14 priorità del piano giapponese per la neutralità carbonica godono del finanziamento del Fondo per l’innovazione verde, che cuba quasi 17 miliardi di euro. La chiave per diffondere l’idrogeno sarà quella di rendere accessibile il suo costo. Nella strategia giapponese, si punta di portare il prezzo a 2,6 euro per kg entro il 2030 e 1,8 euro per kg entro il 2050. Tokyo punta a passare dagli attuali 410mila impianti a celle di combustione residenziali a 5,3 milioni entro il 2030. Forte impulso dovrebbe essere inoltre dato all’uso dell’idrogeno nel settore dei trasporti: entro il 2030 si punta ad avere 800mila auto a idrogeno rispetto alle 6.500 attuali e 1.200 bus rispetto ai 100 attuali. Per ottenere questi risultati, entro il 2030 ci dovranno essere 900 stazioni di rifornimento per l’idrogeno, rispetto alle 160 attualmente disponibili.