Viminale, tunisino espulso doveva colpire in Italia. “Non esistono Paesi non a rischio”

ALLARME TERRORISMO Minniti: “Non è un personaggio qualsiasi, il suo è un profilo potenzialmente interessante”

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Il tunisino fermato ieri nel bresciano dalla Digos e raggiunto da decreto di espulsione eseguito oggi con imbarco coatto su un volo per Tunisi, aveva ricevuto recentemente, appena un mese fa, l’incarico di mettere a segno un attentato in Italia, come quelli realizzati dai terroristi in Francia e Belgio. E’ il Viminale a rivelarlo oggi, dopo che ieri si era parlato di un provvedimento di rimpatrio motivato dal fatto che il giovane ventitreenne bloccato a Edolo, in Val Camonica dove risiedeva da qualche tempo, sarebbe stato accusato di propaganda jihadista in rete. Invece no, la sua posizione ha destato ben più gravi motivi di allarme anche se non ha nessun collegamento con l’attentatore di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni dalla polizia. L’espulsione di Edolo, ha rilevato il ministro dell’Interno Marco Minniti, “non è in collegamento con i fatti che hanno visto coinvolto Anis Amri, ma è un’espulsione importante, perché non riguarda un personaggio qualsiasi. Il suo è un profilo potenzialmente interessante”.

BERSAGLIO ITALIA L’uomo, Bendhiab Nasreddin (foto), 22 anni, era tenuto sotto osservazione dalle forze dell’ordine, e “a metà novembre – spiega il Viminale – aveva ricevuto indicazioni, da persona a lui nota, di compiere attentati in Italia simili a quelli compiuti in Francia e in Belgio, per ritorsione contro le operazioni dell’Italia in Libia”. E’ la conferma che il nostro Paese è nel mirino dei seguaci dell’Isis e che “non esistono paesi non a rischio”. In particolare, per quanto riguarda il tunisino rimpatriato “per motivi di sicurezza dello Stato”, le indagini di polizia – riferisce ancora il Viminale – “hanno documentato che lo straniero era collegato a un foreign fighter marocchino, già domiciliato nel milanese, con il quale era in contatto tramite social network”. Il tunisino fermato ieri era rientrato in Italia il 15 agosto scorso, dopo un prolungato periodo in Tunisia, e “aveva manifestato chiari indicatori di radicalizzazione” e “l’intenzione di lasciare l’Italia quanto prima per unirsi allo Stato Islamico”.

IPPOCRATE Con quest’ultimo rimpatrio forzato, sono 132 gli stranieri accompagnati alla frontiera negli ultimi due anni, a partire dal gennaio 2015. Dal primo gennaio 2016, gli espulsi sono stati 66. La circostanza che il nostro Paese era da ‘punire’ per il suo impegno in Libia con la missione ‘Ippocrate’, è emerso – ha spiegato il ministero dell’Interno – dalle “attività investigative, operate anche con la collaborazione internazionale e dei servizi di intelligence”. Che l’Italia non sia soltanto una terra di passaggio per i terroristi e che l’allerta si sia alzata di livello, lo ha sottolineato in una intervista il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti che ha ricordato come nel nostro Paese “c’è chi offre supporto logistico agli autori delle stragi, dando loro documenti, rifugi, case”, e forse per questo Amri, il killer di Berlino in fuga, aveva deciso di fare rotta verso l’Italia. Il rischio che aleggia sulle nostre città, “fin qui è stato fronteggiato in maniera egregia, grazie allo straordinario lavoro delle nostre forze di polizia e dei servizi”, ma “nulla ci esime dal rischio, tanto più che ora abbiamo il martire in casa”, ha concluso Roberti.