E’ in corso il primo vertice della storia sulla violenza sessuale in guerra e si sta tenendo in questi giorni, dal 10 al 13 giugno. L’evento è stato promosso dall’attrice americana Angelina Jolie, inviata speciale dell’Onu, e dal ministro degli esteri inglese William Hague, che già l’anno scorso si erano prodigati con un’intensa campagna di sensibilizzazione per elevare la violenza sessuale in guerra a questione internazionale su cui dibattere. Al summit partecipano oltre 100 paesi e numerose organizzazioni non governative provenienti da tutto il mondo. Anche Papa Francesco ha dato il suo appoggio all’evento: “Preghiamo per tutte le vittime di violenza sessuale in situazioni di conflitto e per coloro che combattono tale crimine”.
Lo stupro di guerra è un argomento poco dibattuto e soggetto a legislazione, ma in realtà vera e propria arma di guerra, usata sistematicamente per abbattere e umiliare l’avversario. Oltre tutto, ha tutta una serie di effetti collaterali: l’organizzazione Save the Children ricorda, infatti, come l’80% delle vittime di violenza sessuale in guerra sia costituito da minori; questo porterebbe alcuni paesi a incrementare il fenomeno delle “spose-bambine”, pensando di evitare così lo stupro di guerra e la vergogna che ne seguirebbe. In generale, dunque, la violenza sessuale in guerra può essere definita un “crimine di massa” dei nostri tempi, come ha sottolineato William Hague, e in quanto tale non può essere ignorata.
In generale, vi è sempre stata l’idea che la violenza sessuale in guerra sia un fenomeno impossibile da contrastare e da regolamentare. Per questo, il vertice che si sta tenendo in questi giorni a Londra, intende dibattere su alcuni punti fondamentali: lo smantellamento della cultura dell’impunità per i reati di violenza sessuale in guerra; puntare sulla formazione culturale dei militari, in modo da prevenire gli atti di violenza; incrementare i sostegni per le vittime di violenza sessuale in guerra. Insomma, un vertice all’insegna del “change attitude”: cambia pensiero. La violenza sessuale in guerra può essere combattuta e questo, secondo gli intenti del summit, può avvenire attraverso un’intensa e stratificata operazione culturale, un cambio di mentalità.