“Si deve andare a votare per colpa vostra, per questa storia dei vitalizi. Sono andato a farmi fare il conteggio dall’ufficio della Camera: ci perdo 900 euro netti”. A sfogarsi in Transatlantico è un deputato della corrente dei giovani turchi, che affronta un collega renziano. L’uscita del segretario Pd, che ieri sera in un sms a Giovanni Floris ha detto che bisogna votare in tempo per “evitare che scattino i vitalizi”, cioè entro il 15 settembre, ha fatto infuriare un po’ tutti i parlamentari. A partire dai suoi, posto che la stragrande maggioranza dei parlamentari alla prima legislatura non M5s sono tutti dem, a partire dalla pattuglia dei renziani doc quasi al completo. E a poco è valsa la precisazione del capogruppo Ettore Rosato, secondo cui Renzi “non parlava certo dei deputati del Pd, impegnati ogni giorno in Parlamento nell’interesse del Paese. Ce l’aveva piuttosto con qualche parlamentare M5s che passa il tempo a polemizzare sui vitalizi che non ci sono più”.
IL MONITO In realtà infatti non si parla di vitalizi, che sono stati aboliti, ma di un assegno pensionistico calcolato con il sistema contributivo che i parlamentari alla prima legislatura percepiranno al compimento dei 65 anni di età se rimarranno in carica 4 anni, 6 mesi e 1 giorno a partire dalla data di proclamazione. E i parlamentari, ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini (a cui, come al presidente della Camera Pietro Grasso, non spetterebbe la pensione in caso di voto anticipato), “meritano rispetto per il loro serio lavoro quotidiano”. Durissimo il commento di Pierluigi Bersani, secondo cui la frase di Renzi è “inaccettabile” perché il segretario “non può insultare il Parlamento”. E 17 parlamentari Dem hanno scritto a Renzi, definendo “mortificante” l’uscita di ieri sera. Ma anche un renziano doc, dietro lo scudo dell’anonimato, non lesina critiche al leader: “Ha sbagliato – spiega il deputato -, evidentemente pensa che sia un tema che fa presa dell’elettorato. Ma qui ha fatto arrabbiare tanti parlamentari e il rischio è che, per reazione, non ci facciano votare. Gli avevamo detto che avrebbe dovuto abbassare i toni, che con il Parlamento serve un accordo, non un scontro. Ma è andata così…”.
LA PENSIONE Nel Pd, proprio tra i renziani, sono tanti i parlamentari al primo mandato, che quindi non avrebbero la pensione se si votasse prima del 15 settembre. Tra gli altri nomi di spicco come Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Ma anche altri renziani doc come il vicesegretario Lorenzo Guerini, David Ermini, il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, Ernesto Carbone, Anna Ascani, che chiede di cancellare la norma sulle pensioni per liberare il dibattito pubblico da “questa stronzata” altrimenti “su questo campo qui vince Grillo”. Ma ci sono anche, naturalmente, esponenti di altre correnti, come il vicecapogruppo Matteo Mauri di Sinistra è cambiamento; la giovane turca Elisa Simoni; il bersaniano Enzo Lattuca. Al Senato a “rischio” ci sono, tra gli altri, la “madre” della legge sulle unioni civili Monica Cirinnà; Roberto Cociancich, che ha coordinato la campagna per il Sì al referendum; l’ex ministra Stefania Giannini; il presidente della Commissione cultura Andrea Marcucci; la ministra della Difesa Roberta Pinotti.