Vivere in alta quota per gli atleti potrebbe essere una sana alternativa al doping per aumentare i globuli rossi nel proprio sangue. Lo sta sperimentando un gruppo di atleti norvegesi, sciatori professionisti seguiti da un’equipe di medici, che ha deciso di trascorrere l’estate sul monte Bianco, a 2.200 metri di quota, dove la rarefazione dell’aria e la conseguente carenza di ossigeno hanno un effetto sul fisico simile all’Epo.”Quando siamo ad alta quota – spiega il ricercatore Paul Robach – c’è meno ossigeno e il corpo risponde producendo più globuli rossi che, come sappiamo, sono un vettore di ossigeno. Il risultato è che vivendo per un po’ qui avremo per un certo periodo di tempo un surplus di globuli rossi e quindi una maggiore resa sul piano dello sforzo fisico”. L’ipotesi è oggetto di numerosi studi ma ancora molto dibattuta. Per questo l’attività degli atleti fa parte di un rigoroso studio medico per il quale i giovani devono trascorrere almeno 16 ore al giorno ad alta quota. Periodicamente le analisi degli atleti vengono confrontate con quelli del gruppo di supporto che risiede a valle per verificare eventuali divergenze nel numero di globuli rossi. Naturalmente non mancano contrasti tra sostenitori e detrattori di questo metodo. “Io sento il mio battito accelerato – dice il fondista Erik Somen – mi stanco prima quindi è importante muoversi più lentamente del solito”.”Io non mi aspetto un significativo aumento dei globuli rossi – spiega, scettico, il medico Carsted Lundby – non penso che ci possa essere una grande differenza tra il gruppo che vive su e quello di Chamonix, sempre ammesso che ci sia davvero una differenza”. Gli atleti sono stati avvertiti che le loro aspettative circa un miglioramento delle prestazioni potrebbero andare deluse ma almeno, prima del ritorno in Norvegia, avranno trascorso una vacanza salutare in un posto bellissimo, in totale simbiosi con la natura. (Immagini Afp)