Economia

Voci su deficit al 2,3%, risale lo spread. Moody’s taglia le stime di crescita

L’indiscrezione riportata da Reuters secondo cui il governo giallorosso starebbe valutando di portare l’obiettivo del deficit 2020 al 2,3% del Pil dal 2,04% previsto quest’anno, genera tensioni sullo spread che chiude in rialzo a 157 punti, dai 153 dell’apertura dopo essersi spinto fino a 160 punti. In aumento anche il tasso del decennale che torna sopra l’1% a 1,025%. Le Borse europee hanno chiuso in positivo, tranne Milano, mentre sui mercati finanziari c’e’ grande attesa per l’appuntamento di giovedi’ della Bce. Il timore degli analisti e’ che alla fine quello che verra’ deciso dal consiglio direttivo sara’ troppo poco e deluda le attese degli investitori. In giornata e’ arrivato anche il giudizio di Moody’s che, se da un lato promuove il Conte bis (“dara’ stabilita’ politica all’Italia”), dall’altro taglia le stime di crescita italiane e sottolinea le ‘solite’ criticita’ per l’economia.

L’agenzia ha confermato il rating ‘Baa3′ con outlook stabile per il nostro paese tagliando le stime di crescita per il 2019 allo 0,2% dal precedente 0,4%. Secondo Moody’s “la debolezza del settore bancario e l’instabilita’ politica penalizzano” l’andamento dell’economia e allo stesso tempo “e’ molto improbabile che l’elevato debito pubblico possa scendere nei prossimi anni, data la lentezza della crescita e l’assenza di una coerente agenda di politica economica”. Il rating italiano potrebbe migliorare se “venisse messo a punto un programma coerente di riforme strutturali in grado di aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione, migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e del sistema scolastico e rafforzare la concorrenza, con l’obiettivo ultimo di accelerare la crescita della produttivita’”.

Il rating del paese soffrirebbe, al contrario, se “il governo italiano perseguisse una politica di bilancio che portasse a un andamento crescente del debito nei prossimi anni, anche a causa di una crescita inferiore alle stime”. Oltre alle ‘solite’ raccomandazioni, la novita’ e’ rappresentata “dalle prospettive di crescita della Germania che e’ il principale mercato di sbocco dell’export italiano” e quindi la quasi recessione tedesca avrebbe effetti pesanti anche per noi. A conferma delle difficolta’ dell’economia italiana, il dato sulla produzione industriale a luglio. L’indice calcolato dall’Istat ha registrato un calo dello 0,7% sia su base tendenziale che su base congiunturale.

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