Volevano andare in Siria per combattere con l’Isis, due fermi

17 aprile 2019

Si sono addestrati per mesi per compiere atti terroristici di sabotaggio preparandosi all’uso di armi e allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria. E’ una delle accuse che i pm di Palermo muovono a Giuseppe Frittitta, 25 anni, palermitano, e a Ossama Gafhir, marocchino, fermati per istigazione a commettere areati di terrorismo e autoaddestramento per compiere atti terroristici.

Dalle conversazioni in chat tra i due giovani arrestati, emerge “che il loro desiderio di recarsi in Siria per combattere al fianco dei miliziani dell’ISIS e contribuire alla causa è tanto forte da spingerli a seguire le tecniche di addestramento militare (circuiti survival, soft air, cross fit ecc.) praticate dagli stessi muwahiddin, così da essere pronti – tanto fisicamente quanto mentalmente – per unirsi ai combattimenti in Siria al fianco dei miliziani jihadisti”, scrivono i pm nel provvedimento di fermo. Sempre secondo i pm, il palermitano e il marocchino acquisivano materiale video con istruzioni per la partecipazione ai combattimenti, studiavano di tecniche di guerriglia e scaricavano notizie sulle azioni kamikaze.

Sarebbe stato il giovane marocchino, appena 18enne, a spingere progressivamente Frittitta, 25 anni, a forme estreme di radicalizzazione e a istigarlo ad addestrarsi per andare a combattere nei territori occupati dall’Isis a sostegno dei miliziani jihadisti. Entrambi praticavano il soft air, la simulazione di azioni militari, per imparare l’uso delle armi e per allenarsi fisicamente. Per i magistrati sarebbero due “lupi solitari”, “che – scrivono i pm nel provvedimento di fermo – intraprendono il jihad senza una ben precisa e chiara organizzazione ma spinti e motivati solo dal crescente odio verso i Kuffar, parola araba che indica, attraverso una grande varieta’ di sfumature, la persona che non crede nel Dio islamico”. Due “mujaheddin virtuali” , insomma, secondo la Procura, “che promuovono una guerra culturale, anche a colpi di tweet e di notizie artatamente piegate alla propaganda radicale”.

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