Volontari vigili del fuoco appiccavano fuoco, guadagnavano di più
Al gruppo e’ stata contestata la truffa allo Stato e l’associazione a delinquere
Ventuno episodi contestati, singoli o in concorso costituiscono le imputazioni per Davide Di Vita (foto), arrestato ed attualmente ai domiciliari, volontario dei vigili del fuoco in servizio a Santa Croce Camerina (Ragusa) ed altri 14 volontari. Tutti in servizio nel famigerato turno D, quello che effettuava un numero maggiore di interventi rispetto agli altri turni, quattro volte di piu’. “Conclusa con esito positivo attivita’ svolta dalla Squadra Mobile in una azione coordinata con la Procura di Ragusa che ha individuato responsabilita’ nei confronti di una squadra specifica di volontari di vigili del fuoco con riferimento ad una serie di fatti che si sono svolti partendo dal 2015 su input del comando provinciale dei vigili del fuoco e si sono protratte fino al 2016”, spiega il questore Salvatore La Rosa. Al gruppo e’ stata contestata la truffa allo Stato e l’associazione a delinquere, quest’ultima ipotesi non accolta dal gip, Andrea Reale, tanto che la Procura, con il pm titolare dell’inchiesta, Valentina Botti, medita di fare ricorso. Solo un arresto per la pericolosita’ operativa della persona. Ma ci sono altri 14 indagati per i quali non e’ stata necessaria la misura cautelare. Il guadagno? Secondo l’accusa, dieci euro all’ora per le uscite di intervento. Il pm Valentina Botti ha sottolineato che dallo “screening degli interventi in cui si sono esaminate ragioni e giustificazioni degli interventi si e’ passati alla poi intercettazione dei componenti; quello che e’ emerso e’ esistenza accordo tra vigili del fuoco volontari che simulavano interventi per erogazione delle indennita’, pagate sulla base degli interventi fatti”.[irp]
In alcuni casi attraverso la collaborazione tra loro stessi e terze persone, i volontari dei vigili del fuoco chiedevano interventi talvolta con false segnalazioni, e difficilmente riscontrabili, come la presenza di animali vaganti. In altre occasioni, erano loro stessi ad appiccare degli incendi per giustificare chiamata ed uscita. “Il risultato delle intercettazioni e dei controlli delle auto con il Gps attesta che questi fatti accadevano con frequenza quasi quotidiana” ha aggiunto la pm Botti. Attivita’ illecita interrotta con l’omicidio Saillant, un capoturno dei vigili del fuoco ucciso a fine giornata di lavoro a Vittoria a gennaio del 2016. Nelle prime fasi di indagine anche i volontari di Santa Croce, vennero interrogati perche’ Saillant in quel momento era a capo del turno D. Fu un delitto di gelosia, nulla a che vedere con il lavoro della vittima ma i volontari ebbero paura di essere intercettati e le attivita’ illecite si interruppero. “Abbiamo avuto contezza della veridicita’ delle segnalazioni – ha spiegato il capo della Mobile, Antonino Ciavola – le intercettazioni hanno dato ampio riscontro. Gli indagati erano entrati in una fase di onnipotenza; il gruppo era convinto di potere continuare ad operare; gli incendi potevano sfuggire di mano. Molti degli indagati interrogati hanno ammesso la loro responsabilita’. Intercettazioni in questura hanno dato la possibilita’ di registrare reciproche accuse tra i coinvolti”. A Di Vita, stando alle risultanze investigative, spiega Ciavola “con il suo furgoncino, durante i percorsi intercettati, talvolta passava e gettava dal finestrino qualche artificio pirotecnico che innescava le fiamme dopo poco”.[irp]