Von der Leyen chiederà all’Europarlamento taglio gas serra al 55% nel 2030

Von der Leyen chiederà all’Europarlamento taglio gas serra al 55% nel 2030
Ursula von der Leyen
15 settembre 2020

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annuncerà domani a Bruxelles la proposta dell’Esecutivo comunitario di portare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue dall’attuale 40% al 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, come tappa intermedia verso il traguardo della “neutralità climatica” (zero emissioni nette) fissato dall’Unione al 2050. La proposta, che il collegio dei commissari ha discusso durante la sua riunione settimanale oggi pomeriggio a Bruxelles, verrà varata formalmente domani mattina, in modo da permettere a von der Leyen di presentarla direttamente alla plenaria del Parlamento europeo, come punto centrale del suo primo “discorso sullo stato dell’Unione”.

La nuova proposta sulla riduzione delle emissioni è motivata in un documento ancora confidenziale di 23 pagine, intitolato “The 2030 Climate target plan”, che è stato pubblicato nelle scorse ore dal sito web di Euractiv, specializzato nell’informazione sulle politiche Ue. “La risposta economica europea senza precedenti data al Covid-19 – si legge nel documento – offre una opportunità unica di accelerare la transizione verso un’economia neutrale dal punto di vista climatico. ‘Next Generation EU’ (il piano europeo per la ripresa post-pandemica, ndr) e il bilancio comunitario pluriennale 2021-2027, con il loro peso combinato da 1.800 miliardi di euro, forniscono una potenza di fuoco significativa per contribuire a realizzare la doppia transizione verde e digitale a cui aspira l’Europa”. Il “Recovery plan” europeo, si ricorda, dovrà dedicare almeno il 30% dei finanziamenti a investimenti collegati alla lotta al cambiamento climatico, e dovrà essere al 100% compatibile con gli obiettivi dell’Accordo Onu di Parigi sul Clima.

“Nel 2019 – continua il rapporto – la emissioni dell’Ue erano state ridotte di circa il 25% rispetto al 1990, mentre nello stesso periodo l’economia è cresciuta del 62%. Questo prova che è possibile allo stesso tempo affrontare il cambiamento climatico e assicurare una crescita economica sostenuta e la creazione di posti di lavoro”. E la “valutazione d’impatto” che accompagnerà la proposta, spiega ancora il documento della Commissione, “dimostra che una riduzione delle emissioni del 55% al 2030, rispetto ai livelli del 1990, è fattibile economicamente ed è vantaggiosa per l’Europa, se saranno adottate le politiche appropriate”. L’Esecutivo comunitario sottolinea poi che, da sole, le politiche attuali, con l’attuale obiettivo di riduzione delle emissioni al 40% entro il 2030, “non ci consentiranno di raggiungere i nostri obiettivi per il 2050 secondo l’Accordo di Parigi”. Le proiezioni, infatti, “mostrano che continuando ad attuare la legislazione oggi in vigore l’Ue raggiungerebbe una riduzione del 60% dei gas serra entro il 2050”, molto al di sotto dell’obiettivo zero emissioni nette.

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“L’Ue – sottolinea la Commissione – deve aumentare ora le proprie ambizioni per questo decennio ed evitare così di lasciare un fardello più pesante alle future generazioni. Meno agiremo nei prossimi 10 anni, più sarà impervio e impegnativo (‘challenging’, ndr) il percorso di riduzione dopo il 2030″. La conclusione che trae la Commissione è che “un percorso prudente, equilibrato e realistico verso la neutralità climatica nel 2050 richiede un obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% nel 2030”. Da notare che questo nuovo obiettivo sarà fissato unilateralmente dall’Unione, e non verrà condizionato a decisioni simili prese dalle altre grandi economie globali, come chiedeva finora il Ppe, il gruppo politico più importante del Parlamento europeo. I Popolari sembrano ora disposti ad appoggiare l’obiettivo del 55%. Fra gli altri gruppi politici europarlamentari, i Verdi, i Socialisti e Democratici (S&d) e la Sinistra unitaria (Gue) sostengono un obiettivo ancora più ambizioso del 65% (come tutte le Ong ambientaliste), mentre i Liberaldemocratici di Renew appoggiano il 55%. Contrari a un obiettivo più ambizioso di quello attuale sono solo il gruppo dei Conservatori (Ecr) e quello dell’ultradestra nazionalista (Id). Fra gli Stati membri, tradizionalmente restii ad aumentare l’ambizione delle politiche climatiche europee sono i paesi dell’Est, con in testa Ungheria, Polonia e Repubblica ceca.

Nella sua motivazione della proposta, l’Esecutivo comunitario avverte che dovrà cambiare il contributo alla riduzione delle emissioni da parte dei diversi settori economici, e che un maggiore sforzo sarà richiesto in particolare, rispetto a quanto è stato fatto finora, ai settori dei trasporti, dell’agricoltura e dell’edilizia (riguardo alla ristrutturazione e l’efficienza energetica degli edifici). Finora, infatti, la maggior parte della riduzione delle emissioni è venuta dalla chiusura delle centrali a carbone e dalle industrie. Secondo la Commissione, con la transizione verde gli investimenti nella produzione e nell’uso dell’energia (cioè nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica) dovranno aumentare di 350 miliardi di euro all’anno, ma vi saranno in cambio, oltre all’impatto positivo sul clima, due vantaggi collaterali notevoli: la riduzione dell’inquinamento atmosferico (che dovrebbe calare di ben il 60%, rispetto al 2015, se si conseguirà l’obiettivo del taglio dei gas serra del 55% al 2030), e la diminuzione della dipendenza energetica dalle economie extra europee. Le importazioni nette, infatti, dovrebbero ridursi di un quarto, sempre nel periodo 2015-2030, aumentando di converso la sicurezza degli approvvigionamenti. Il nuovo obiettivo del 55% comporterà inoltre un aumento drastico dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, che dovrà passare entro il 2030 dall’attuale 32% al 65% di tutta l’elettricità prodotta nell’Ue.

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Le rinnovabili dovrebbero raggiungere il 38-40 per cento del totale di tutta l’energia usata nell’Unione (consumo finale lordo), ben oltre il target del 32% previsto dall’attuale legislazione Ue per il 2030. Rispetto al 2015, spiega ancora la Commissione, il consumo di carbone dovrà essere ridotto del 70%, e quello di petrolio e gas rispettivamente del 30 e del 25 per cento. Il nuovo obiettivo per il 2030 richiederà una revisione della legislazione Ue in diversi settori, con la fissazione di nuovi obiettivi a loro volta più ambiziosi di quelli attuali. E questo vale, come si è visto, per la produzione di rinnovabili, ma anche per quanto riguarda l’efficienza energetica, le norme sulle emissioni degli autoveicoli, il settore edilizio, l’agricoltura. E sarà necessaria ovviamente una revisione del sistema Ets (la “borsa delle emissioni”) con una estensione del “carbon pricing” ai settori oggi non coperti (come il trasporto aereo e marittimo). Riguardo all’industria dell’auto, “la Commissione – si legge nel documento – valuterà nei prossimi mesi che cosa sarà richiesto in pratica a questo settore per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica nel 2050, e quando dovranno cessare di arrivare sul mercato gli autoveicoli con motori a combustione interna”. La Commissione proporrà di lanciare quest’autunno il dibattito pubblico, per poi presentare le proposte legislative dettagliate in tutti questi settori entro il prossimo mese di giugno. askanews

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