L'”Inflation Reduction Act” americano può essere un’occasione per unire le forze delle due più importanti e avanzate economie del mondo, Usa e Ue, per guidare, accelerare e realizzare la transizione verde e il “Green Deal”, per forgiare una vera politica industriale europea e per modificare e adattare la disciplina Ue sugli aiuti di Stato, e anche per creare un nuovo “Fondo sovrano” europeo che finanzi la transizione; ma a condizione che vi sia una collaborazione transatlantica stretta per garantire parità di condizioni di concorrenza (“level playing field”), standard tecnici comuni (che diventerebbero quelli globali) e gestione quanto più possibile sotto controllo da parte dei due partner delle catene di approvvigionamento e delle materie prime, oggi troppo dominate dalla Cina, o, in campo energetico, pesantemente influenzate dalla Russia.
“Neutralità climatica” al 2050
E’, in estrema sintesi, quanto ha affermato questo pomeriggio la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con un importante discorso al College of Europe di Bruges, la prestigiosa scuola di diplomazia e affari europei diretta da Federica Mogherini, ex Alto rappresentante per la politica estera Ue, in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2022-2023 dedicato a David Sassoli, l’ex presidente del Parlamento europeo scomparso nel gennaio scorso. L’aspetto più innovativo del discorso della presidente della Commissione è quello in cui annuncia una svolta nella politica Ue sugli aiuti di Stato, indicando, in sostanza, che nei settori strategici dovrebbero, come avviene negli Usa, essere ammessi per tutta la catena del valore e non solo per la fase pre-mercato, e avvertendo che si rischia, altrimenti, una delocalizzazione degli investimenti Ue verso l’America. Dopo aver ricordato che la sua Commissione, fin dall’inizio del mandato, ha indicato il “Green Deal” ambientale e climatico come “nuova strategia di crescita” e cambiamento di paradigma dell’economia europea, e che l’Ue per prima al mondo si è posta l’obiettivo della “neutralità climatica” al 2050, von der Leyen ha rilevato che “l’Europa non è più sola nella lotta al cambiamento climatico”, dopo che il presidente Joe Biden, appena entrato in carica, ha fatto rientrare gli Usa nell’Accordo di Parigi.
“Rischio di una concorrenza sleale”
“Ora – ha continuato von der Leyen – gli Stati Uniti hanno fatto il passo successivo e hanno approvato questa ‘Inflation Reduction Act’ (Ira, ndr) e la ‘Bipartisan Infrastructure Law’. L’Ira è un piano di investimenti di circa 369 miliardi di dollari per costruire un nuovo ecosistema industriale nei settori strategici dell’energia pulita”. Secondo la presidente della Commissione, “esiste una sorprendente simmetria tra l”Inflation Reduction Act’ e il ‘Green Deal’ europeo. Entrambi sono contemporaneamente una strategia per il clima e una strategia per investimenti e crescita. Entrambi includono finanziamenti per una giusta transizione. Ed entrambi includono standard normativi. Le due economie più grandi e avanzate del mondo si stanno adesso muovendosi nella stessa direzione”. Tuttavia, ha riconosciuto von der Leyen, “l”Inflation Reduction Act’ sta sollevando preoccupazioni anche qui in Europa”. In effetti, “c’è il rischio che possa portare a una concorrenza sleale, chiudere i mercati e frammentare le stesse filiere critiche che sono già state messe alla prova dal Covid”.
“Delocalizzare gli investimenti dall’Ue agli Usa”
Ci sono tre aspetti che in cui la sfida è particolarmente impegnativa: “In primo luogo, la logica del ‘Buy American’ che è alla base di parte dell’Ira. In secondo luogo, le agevolazioni fiscali che potrebbero portare a discriminazioni. E terzo, i sussidi alla produzione che potrebbero portare a una corsa ai sussidi”, ha indicato la presidente della Commissione, che ha poi ricorsa a un esempio concreto per illustrare il problema. “Un consumatore negli Stati Uniti – ha spiegato -, ottiene uno sgravio fiscale quando acquista veicoli elettrici, se sono stati fabbricati in Nord America. E un produttore di batterie per quegli stessi veicoli elettrici ottiene una detrazione fiscale se produce negli Stati Uniti. Essenzialmente, ciò significa che una casa automobilistica ottiene un doppio vantaggio per la produzione in Nord America e l’acquisto di componenti negli Stati Uniti”. Questa situazione rischia di “attrarre componenti critici e materie prime verso gli Stati Uniti e lontano dalle catene di approvvigionamento transatlantiche. Possiamo immaginare – ha continuato von der Leyen – come tutto questo crei naturalmente un ambiente di investimento attraente per le tecnologie pulite negli Stati Uniti”, e “potrebbe influenzare anche la base della tecnologia pulita dell’Europa reindirizzando i flussi di investimento. Ci sono storie di produttori che stanno considerando delocalizzare i loro futuri investimenti dall’Ue agli Usa”.
“Level playing field”
“Io credo – ha affermato la presidente della Commissione – nella necessità di investire nelle basi delle due industrie di energia su entrambe le sponde dell’Atlantico”, perché così “non solo creeremo i posti di lavoro ben retribuiti del futuro sia in Europa che negli Stati Uniti”, ma “ridurremo anche i costi per le tecnologie energetiche pulite in tutto il mondo”. Ma, ha avvertito von der Leyen, devono essere mantenute le condizioni di concorrenza tra l’Ue e gli Usa per spingere l’industria in entrambe le economie a eccellere, innovare, abbassare i prezzi. E “questa concorrenza deve rispettare un ‘level playing field'”, ovvero parità di condizioni. Perché questo accada, ha puntualizzato, “dovremo agire per riequilibrare le condizioni di concorrenza laddove l’Ira e altre misure creano distorsioni”. Dunque l’Ue lavorerà con gli Usa per mitigare questi svantaggi competitivi, ma allo stesso tempo, ha annunciato la presidente della Commissione, bisognerà anche “fare i nostri compiti a casa”. Ci sono perciò, secondo von der Leyen, “tre cose da fare: In primo luogo, dobbiamo adeguare le nostre regole per facilitare gli investimenti pubblici nella transizione. Secondo, dobbiamo rivalutare la necessità di ulteriori finanziamenti europei per la transizione. In terzo luogo, dobbiamo lavorare con gli Stati Uniti per affrontare alcuni degli aspetti più preoccupanti della legge americana”.