di Alberto Ferrarese
Dunque serve un nuovo soggetto di centro, in grado di allargare il proprio consenso. Anche perché l’Italicum, se non sarà modificata l’attribuzione del premio di maggioranza (dalla lista alla coalizione) rischia di provocare la cancellazione dei moderati. E anche il premier Matteo Renzi ha ribadito che il cambiamento della legge elettorale “non è all’ordine del giorno”. Il problema è dove collocare il nuovo soggetto, e su questo punto la linea all’interno di Ap non appare chiara. Anzi, la sconfitta nei ballottaggi e le difficoltà di Renzi e del Pd, hanno dato fiato a chi chiede un cambiamento di rotta. “Conclusa questa tornata elettorale, che per quanto riguarda Area popolare ha registrato magri risultati, ritengo che si debba aprire una seria riflessione. Siamo chiamati a fare una scelta rispetto alla nostra partecipazione alla maggioranza di governo”, afferma il senatore Antonio Azzollini. “Ci vuole una linea politica chiara e precisa – gli fa eco Maurizio Bernardo (Ap), presidente della commissione finanze della Camera – in modo da poter aggregare e creare consenso. Siamo al governo, ne siamo orgogliosi? Difendiamo questa posizione e chiediamo al Pd un patto serio di fine legislatura con una prospettiva moderata e definita, chiedendo, anche a loro, di prendere una posizione netta e costruire una proposta riformista da presentare all’Italia nel 2018. Pensiamo che la nostra strada sia il modello Parisi? Salutiamo, ringraziamo, diamo un sostegno esterno tecnico fino al referendum e, insieme a tutti gli altri, uniamo in modo nuovo l’area moderata! Ma subito non a ottobre”.
E il senatore Giuseppe Esposito punta il dito direttamente contro il leader: “Ho letto le dichiarazioni circa l’esito del voto del presidente del mio partito, Angelino Alfano. Anzichè pensare al Nuovo centrodestra e a come ha ridotto questo nostro movimento in tre anni, portandolo a percentuali irrilevanti e vicine allo zero, Alfano si preoccupa di guardare in casa d’altri e di mettere in evidenza le difficoltà di altri partiti”. Dunque l’area di centro è in fibrillazione. Se Ncd è attraversata da tensioni interne, gli altri escono con le ossa rotte dalle comunali: Scelta civica non è stata premiata dal voto; Ala (che ieri ha perso i senatori Sandro Bondi e Manuela Repetti passati al Misto) “affondata” negli unici due Comuni dove si presentava, Napoli e Cosenza; i Moderati di Giacomo Portas, nonostante il 6% preso a Torino, non sono riusciti a veder rieleggere Fassino. E proprio Portas, sul futuro del centro, appare scoraggiato: “Se io fossi al posto di Alfano dedicherei tutto il mio tempo alla creazione di un partito di centro. Se esiste ancora un centro”.