All’indomani delle elezioni israeliane, i risultati definitivi non sono ancora disponibili ma i dati profilano una vittoria del blocco di destra guidato dal leader del Likud, Benjamin Netanyahu. Il premier uscente e’ cosi’ avviato alla conquista del quinto mandato da premier, dopo 13 anni al potere, di cui gli ultimi dieci consecutivi: una longevita’ che neanche il padre della patria David Ben Gurion ha mai raggiunto. Con il 97% delle schede scrutinate, Netanyahu e’ di un soffio davanti a Benny Gantz del partito Blu e Bianco, ma entrambi ottengono lo stesso numero di seggi, 35 ciascuno: il leader del Likud e’ pero’ leggermente piu’ avanti in termini di voti, 26.27% contro 25.95% dello sfidante centrista.
Ma l’ago della bilancia sono i partiti della coalizione: tutti insieme i partiti di destra totalizzano 65 seggi mentre il blocco della sinistra, insieme agli arabi, si ferma a 55. A pesare e’ stato il crollo dei laburisti. Al momento, United Torah Judaism e Shas conquistano 8 seggi, registrando una crescita, Labour sprofonda a 6 (rispetto ai 19 delle precedenti elezioni) cosi’ come la lista araba Hadash-Ta’al; Yisrael Beitenu e l’ultra-nazionalistica Unione dei Partiti di Destra si attestano su 5 mentre il partito di sinistra Meretz insieme ai centristi di Kulanu e alla lista araba Ra’am Balad si fermano a 4. Restano fuori dal Parlamento Zehut di Moshe Feiglin, il partito centrista Gesher e la Nuova Destra di Naftali Bennett. Quest’ultimo ha ancora qualche speranza di passare la soglia di sbarramento al 3,25% grazie al voto dei militari, il cui spoglio non e’ ancora ultimato.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è congratulato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per aver ottenuto un quinto mandato. “Vorrei congratularmi con Bibi Netanyahu. Sembra che l’elezione sia stata vinta da lui. Ho sentito dire che l’ha vinta, e l’ha vinta in buona fede. È stato un grande alleato ed è un amico”, ha detto Trump ai giornalisti fuori dalla Casa Bianca. Il presidente ha affermato che la vittoria elettorale di Netanyahu aiuterà a far avanzare il processo di pace in Medio Oriente. “Tutti hanno detto che non si può avere la pace in Medio Oriente con Israele e i palestinesi. Penso che abbiamo una possibilità, e penso che ora abbiamo una possibilità migliore con Bibi che ha vinto”, ha detto Trump.
LA SINISTRA E’ SCOMPARSA
Ma la sinistra in Israele e’ scomparsa. Il partito laburista, creatura nata nel 1968 dalla fusione di tre formazioni di centro-sinistra sotto il segno del padre della patria David Ben Gurion e che ha visto tra le sue fila politici come Golda Meir, Yitzhak Rabin e Shimon Peres, e’ quasi scomparso dal panorama politico. I sondaggi lo davano intorno ai 10 seggi, sicuramente un pessimo risultato rispetto ai 19 conquistati alle elezioni del 2015, quando era in coalizione con l’Hatnua di Tzipi Livni che all’inizio di quest’anno ha annunciato la sua uscita dalla scena politica, lei che sembrava l’astro nascente della sinistra israeliana, ex ministro degli Esteri e destinata ad un futuro politico notevole. Il suo partito conquisto’ 5 seggi, facendo diventare la loro Unione Sionista la seconda forza dopo il Likud. I 6 o 8 seggi che conquistera’ il partito laburista rappresentano una sconfitta enorme, come ha dichiarato anche il suo leader Avi Gabbay che pero’ non ha annunciato le dimissioni. Eppure, quando a febbraio ci sono state le primarie del partito, c’e’ stata una affluenza del 56%.
Ma, secondo gli analisti, pesa sui laburisti ancora l’insicurezza nel Paese, anche scaturita dai trattati di Oslo mai applicati dalle parti, trattati che sono stati da sempre una bandiera per i laburisti (portarono alla uccisione di Rabin per mano dell’estremista ebreo di destra Yigal Amir). Dopotutto, la vittoria di Netanyahu e l’ottimo successo di Gantz, ex capo di stato maggiore che nella sua coalizione ha altri suoi colleghi, dimostra quanto nel Paese il tema della sicurezza sia molto sentito e i laburisti vengono visti come manchevoli in questo senso. Pesa anche la debacle della componente araba, la cui integrazione e’ da sempre un cavallo di battaglia della sinistra israeliana. Non e’ andata molto meglio all’altro partito di sinistra, Meretz, che dovrebbe perdere un seggio rispetto ai cinque della passata tornata elettorale. Stabile la lista araba Hadash-Ta’al che, rispetto alle elezioni del 2015, quando era in coalizione con altri partiti arabi nella Joint List (che si assicuro’ 13 seggi), avrebbe pareggiato i 5 seggi o acquistatone uno, nonostante l’affluenza tra le piu’ basse mai registrate nella comunita’ araba alle elezioni.
Il presidente, Reuven Rivlin, ha annunciato che le consultazioni con i vari partiti per decidere a chi dare l’incarico di formare il nuovo governo si terranno la prossima settimana e saranno trasmesse in diretta per promuovere la trasparenza. In questi colloqui, i partiti saranno chiamati a indicare chi raccomandano come candidato premier: non necessariamente il leader del partito che ha ottenuto piu’ seggi in Parlamento ma chi ha piu’ chance di riuscire a formare una coalizione che abbia la maggioranza. In questo caso probabilmente sara’ Netanyahu a essere indicato, grazie soprattutto all’appoggio del partito ultra-nazionalista Yisrael Beitenu di Avigdor Lieberman che, pur lontano da Gantz, non ha ancora assicurato la sua presenza in un futuro governo guidato dal leader del Likud. Lieberman e’ un falco che lo scorso novembre si era dimesso da ministro della Difesa per protesta contro la “continua capitolazione nei confronti del terrorismo” e “la politica verso Hamas e la Striscia di Gaza”, portando cosi’ a elezioni anticipate. E intanto, dal presidente americano, Donald Trump al vice premier Matteo Salvini, e’ tutto un congratularsi con “l’amico Bibi” per la vittoria.