Ad oltre 1 milione 700 mila italiani (il 3,7% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) sono stati offerti denaro, favori o regali per averne il voto alle elezioni amministrative, politiche o europee. E’ uno dei dati sul fenomeno del cosiddetto ‘voto di scambio’ contenuti nel report Istat “La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie’. Il voto di scambio e’ piu’ frequente in caso di elezioni amministrative e raggiunge i picchi piu’ alti al sud e nelle isole, dove ne ha avuto qualche esperienza, rispettivamente, il 6,7% e l’8,4% della popolazione. Tutte le regioni del sud – fatta eccezione per il Molise – presentano tassi sensibilmente piu’ elevati rispetto alla media italiana, con il massimo del 9,7% in Basilicata. Al centro il tasso e’ del 3,1%, a nord est dell’1,5, a nord ovest dell’1,3. In cambio del voto sono stati offerti o promessi soprattutto favori o trattamenti privilegiati (34,7% dei casi), nomine o posti di lavoro (32,8%) o addirittura denaro (20,6%). Nel nostro Codice penale – ricorda la ricerca – il voto di scambio e’ classificato fra i reati contro l’ordine pubblico con la denominazione di “scambio elettorale politico-mafioso” (articolo 416ter del Codice penale). Ma pure “con una diversa classificazione giuridica rispetto alla corruzione, che e’ un reato contro la pubblica amministrazione, il voto di scambio ne condivide, per alcuni aspetti, la fenomenologia: in questo caso il pactum sceleris avviene fra un elettore e un politico, o un suo intermediario, che trasformano in oggetto di scambio quel voto che secondo la nostra Costituzione dovrebbe essere ‘eguale, libero e segreto'”.