Voto scambio politico-mafioso, è legge

Discussioni accese, al confine tra l’insulto e il tecnicismo. Accuse reciproche tra le forze in campo. Grillini che hanno alzato barricate. Magistrati intervenuti per suggerire quale dovesse essere la riformulazione più appropriata per l’articolo 416 ter del codice penale. Dopo settimane di scontri in parlamento, la riforma è stata approvata. Per la configurazione del reato di voto di scambio politico-mafioso non servirà più necessariamente l’erogazione o la promessa di denaro, ma basteranno anche “altre utilità”. È stato un lavoro di limatura, tutto giocato sull’inserimento o la soppressione di singole parole, a portare l’Aula del Senato ad approvare, con 191 sì, 32 voti contrari e 18 astenuti, il testo così come licenziato da Montecitorio. La norma si applicherà sin dalle prossime elezioni europee del 25 maggio. Tra i punti della norma, l’eliminazione del termine “qualsiasi” riferito alle “altre utilità” che sono sanzionabili, la cancellazione della punibilità della “disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione” mafiosa – previsione considerata di troppo ampia applicabilità e interpretabilità -, la riduzione delle pene dalla forchetta di un minimo di sette a un massimo di 12 anni di reclusione a quella di un minimo di quattro a un massimo di 10 anni. Modifiche al testo originale di riforma, introdotte alla Camera e oggi confermate in via definitiva dal Senato, che hanno innescato l’ira dei 5 Stelle. Prima della discussione i relatori e il governo avevano espresso parere contrario a ogni ulteriore modifica.

I grillini hanno tentato di rimandare in ogni modo la votazione. Il capogruppo Maurizio Buccarella ha chiesto al presidente Pietro Grasso di convocare una conferenza dei capigruppo e quindi una sospensione di 5 minuti. Respinta la richiesta, perché non portata avanti da tutti i presidenti dei gruppi, dai banchi dei 5 Stelle si sono alzati dei cori, duramente smorzati da Grasso: “Non ammetto cori da qualsiasi parte vengano, qui le decisioni le prendo io”. Tutti gli emendamenti del M5S sono stati bocciati. Durante le dichiarazioni di voto la protesta è proseguita. E alla fine Grasso ha espulso i senatori pentastellati Vincenzo Santangelo e Alberto Airola. I due, nonostante i richiami della Presidenza, hanno continuato a urlare contro i colleghi degli altri partiti. Prima l’avvertimento: “Senatore Airola – ha detto Grasso – le infliggo la censura, il prossimo è l’espulsione. Senatore Santangelo le infliggo la censura anche a lei. Se non tace la faccio accompagnare fuori”. E poi l’espulsione: “Ordine di espulsione al senatore Santangelo. Se le dico di tacere lei deve tacere fuori, fuori… ha la possibilità di rientrare se si scusa. Non accetto cori. Senatore Airola si accomodi pure lei”.

I senatori del Movimento 5 stelle hanno continuato anche durante il voto la loro protesta. I pentastellati hanno esposto decine di cartelli con un fotomontaggio che ritrae un volto composto da Berlusconi e Renzi, bollati come “padrini” della mafia. Immediata la risposta dei senatori Pd che hanno gridato da banchi: “Buffoni! Buffoni!”. Durante l’ultima dichiarazione di voto, il senatore democratico Mirabelli ha esortato i colleghi: “Non si fa campagna elettorale sulla mafia”. Frase che ha scatenato Buccarella, presidente dei senatori pentastellati, che ha gridato: “Ipocriti”. Immediatamente dopo il voto sempre il capogruppo grillino ha rincarato la dose con un “vergogna” ad alta voce. Alla fine il provvedimento è stato licenziato. Il testo che ne è uscito recita così: “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”. (Il Tempo)

 

Pubblicato da
redazione