A Napoli c’è anche il fantoccio di un operaio della Whirlpool messo in croce come Cristo ma con la scritta “Sud” invece di “Inri”, ad aprire la manifestazione indetta in occasione dello sciopero generale proclamato da Cgil, Cisl e Uil a sostegno della vertenza della multinazionale americana che produce elettrodomestici e per lo sviluppo dell’area metropolitana partenopea. Massiccia la partecipazione al corteo confermato nonostante la decisione di ritirare la cessione dello stabilimento di Napoli ed evitare il licenziamento collettivo degli oltre 400 dipendenti. Tante le tute blu, non solo della Whirlpool, anche di altre aziende del territorio e del terziario. Bandiere dei sindacati cori e canzoni: da “Je so pazz” a “Io non mi sento italiano”, con l’Internazionale e “El pueblo unito”, passando per il Buena Vista Social club e “Il comandante Che Guevara”.
Ci sono tutti gli inni delle piazze operaie, ma anche Gaber che non sa se essere italiano purtroppo o per fortuna. Sono tanti i messaggi che scorrono sulle note di un altoparlante sul camioncino che sfila tra le migliaia di persone scese in strada a Napoli per dar vita al corteo che blocca il centro della citta’ per tutta la mattinata. Dove non arriva l’altoparlante, ci sono le voci in coro per scandire lo slogan simbolo della vertenza Whirlpool, “Napoli non molla’, e poi quelli di tante altre storie di crisi aziendali piu’ o meno rumorose. L’urlo “la gente come noi non molla mai” fa tremare anche il monumento equestre di Vittorio Emanuele che da piazza Bovio domina tutto il tratto di corso Umberto dove il corteo si snoda, con la calca davanti lo scalone dell’universita’ Federico II ‘occupato’ per sventolare bandiere e srotolare lo striscione ‘Whirlpool e’ di chi lavora – Napoli non molla’. Lo spazio si tinge del tricolore italiano con i fumogeni bianchi, rossi e verdi che sottolineano la protesta, rumorosa ma estremamente pacifica.
Sono determinati, arrabbiati, ma si aggrappano, seppure con disincanto, a un filo di speranza che si e’ palesato ieri, quando la multinazionale ha annunciato di voler bloccare la procedura di cessione di ramo d’azienda con i licenziamenti previsti gia’ per domani. “Ora vogliamo l’accordo – dice Vincenzo, operaio Whirlpool da tanti anni e una lunga militanza della Fiom Cgil – vogliamo un progetto pluriennale e ci sentiremo al sicuro solo quando l’azienda ci parlera’ di un futuro che andra’ oltre marzo prossimo”. Non c’e’ l’entusiasmo di chi e’ convinto che l’annuncio di ieri significhi futuro certo, ma non c’e’ neppure la disperazione dei giorni scorsi, degli operai che avvertivano l’avvicinarsi del 31 ottobre come lo scorrere di un nodo scorsoio. “Io e mio marito lavoriamo insieme in Whirpool – racconta Maria, 37 anni – come dovremmo sentirci? Sappiamo che adesso azienda, governo e sindacati torneranno a parlarsi. Abbiamo una possibilita’, ma non una certezza. Noi non ci fermiamo e non ci accontentiamo”.
Nel corteo che raggiunge piazza del Gesu’ Nuovo dove sul palco si alternano le voci di tutte le vertenze aperte, ci sono anche i lavoratori delle aziende dell’indotto Whirlpool, del casertano e dell’Irpinia. Migliaia di persone il cui futuro e’ indissolubilmente legato allo stabilimento di via Argine. “Siamo qui per solidarieta’ e perche’ e’ una crisi che ci colpisce – spiega Antonio, operaio di un’azienda che produce componenti per le lavatrici che si realizzano a Napoli – de muore Whirlpool Napoli noi moriremo, se Whirlpool Napoli viene riconvertita non e’ detto che le nostre aziende siano salve. Anche l’indotto spera in un accordo che salvi la produzione di Napoli cosi’ com’e'”. Sono partiti in duemila da piazza Mancini e pian piano il corteo si e’ ingrossato fino a raggiungere piazza del Gesu’ Nuovo, dove intorno al palco si erano radunati gia’ in tanti, in attesa dei comizi. Tanti studenti al fianco dei lavoratori e nessuno si e’ lasciato distrarre da una pioggerella sottile, che a fine mattinata cade sulla piazza gremita.