Economia

Whirlpool, rabbia operai: lettere licenziamento e no al ricorso

Si complica la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Whirlpool di Napoli che stanno lottando da tempo per il loro posto di lavoro. Nel giro di 24 ore sono arrivate le lettere di licenziamento per i 321 dipendenti di Via Argine e subito dopo la sentenza del
giudice del lavoro di Napoli che ha rigettato il ricorso per condotta antisindacale della multinazionale Whirlpool, presentato dalla Fiom, Fim e Uilm.

“Sono arriva le lettere con nostra grande sorpresa, sono arrivate ieri ancora non c’era la sentenza del giudice questo dimostra ancora una volta l’arroganza e il non rispetto di questa azienda e il non rispetto del governo che promette fa accordi e poi li straccia”. “C’erano state delle promesse di un contenitore che ci portasse da Whirlpool al consorzio, ma queste affermazioni sono state negate e non sappiamo a chi dare fiducia”, dicono. Tanta rabbia e paura per il futuro fra le lavoratrici e i lavoratori che si sono riuniti in assemblea. “Qua non c’è futuro se l’azienda mette i trasferimenti abbiamo tempo fino al 30 novembre se accettare o no e rimanere qua aspettando il consorzio”, spiegano. “La politica è assente perché probabilmente ha mandato di collaborare con le multinazionali a desertificare il Mezzogiorno”, dicono. “Cosa faremo? Cercheremo di difendere il territorio, ma non il posto di lavoro”.

In merito alla sentenza, l’avvocato Lello Ferrara, legale della Fiom afferma: “I provvedimenti della giurisdizione, oltre che ai fini della decisione delle cause, vengono emessi anche per essere letti, studiati, criticati ed eventualmente impugnati e censurati. Il decreto in questione ci lascia totalmente insoddisfatti, non solo dal punto di vista dell’esito del giudizio, ma ancor più per le argomentazioni e le motivazioni addotte, che vedono recepite totalmente e acriticamente le tesi difensive della società, trascurando e non prendendo in esame, quantomeno correttamente, le argomentazioni in fatto e le conseguenti questioni giuridiche poste a base del ricorso”. 

“Basti pensare – precisa Ferrara – che l’intero provvedimento risulta basato sul principio della ‘libertà di iniziativa economica’ previsto in Costituzione che, a detta del Giudice, “non può essere vincolato se non per volontà dell’avente diritto”, che è quanto esattamente avvenuto nel nostro caso, laddove la società ha vincolato tale sua libertà, impegnandosi alla realizzazione dei piani industriali all’interno dei quali vi era anche il sito produttivo di Napoli, tranne poi non effettuare alcun intervento o investimenti per quest’ultimo. Anzi chiudendolo definitivamente”. “Ciò è anche in contrasto con l’impegno/obbligo assunto dalla società in tutti i verbali di accordo di conferma integrale dell’assetto produttivo presente sull’intero territorio nazionale. E’ evidente che tutto ciò – conclude Ferrara –  ovvero la cosiddetta ‘inesigibilità degli accordi’, produce un danno al ruolo e all’immagine delle organizzazioni sindacali in quanto ‘incapaci’ di svolgere il loro ruolo contrattuale e far rispettare gli accordi sottoscritti”.

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redazione