Wikileaks, da Londra ok all’estradizione di Assange negli Usa

21 aprile 2022

Un tribunale britannico ha emesso l’ordine formale di estradizione per Julian Assange negli Stati Uniti, dove dovrà affrontare un processo per la pubblicazione di file segreti relativi ai conflitti in Iraq e Afghanistan. Ora spetta alla ministra dell’Interno britannica, Priti Patel, dare esecuzione all’ordine, anche se il fondatore di WikiLeaks ha 14 giorni per fare appello. La breve udienza ha avuto luogo dopo che la Corte suprema il mese scorso aveva rifiutato l’appello di Assange contro la sua estradizione. I suoi legali hanno tempo fino al 18 maggio per presentare osservazioni; potrebbero far leva su altri punti del caso. Assange, in giacca e cravatta, è apparso in collegamento video dalla prigione di Belmarsh, dove si è sposato il mese scorso con Stella Moris, e ha parlato solo per confermare il suo nome e la data di nascita.

Davanti al tribunale alcuni suoi sostenitori hanno esposto cartelli e attaccato nastri gialli con la scritta Free Assange. “La mia risposta è che non è stata una sorpresa – dice Daniel Fooks, artista e attivista – penso che il processo sia la punizione e andrà avanti. Non posso credere che l’uomo che ha denunciato il crimine sia quello che sta scontando la pena”. “Fondamentalmente è nelle mani della ministra Priti Patel – spiega Carolina Graterol, giornalista del Venezuela – ha quattro settimane per decidere e firmare questa richiesta di estradizione e sappiamo che non è esattamente l’immagine della compassione”. “Penso che purtroppo morirà in carcere – ha aggiunto – deve affrontare l’accusa di spionaggio, è un caso completamente folle contro un giornalista che in realtà ci ha detto la verità sui crimini commessi dall’esercito degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan”. Su Assange negli Stati Uniti pesano 18 accuse. Se condannato, rischia fino a 175 anni di prigione.

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