Xi Jinping oggi e domani sarà per la prima volta da presidente della Cina in visita di stato in Corea del Nord. Nonostante si parli di paesi confinanti e formalmente fratelli e alleati, tuttavia erano 14 anni che un leader cinese non si recava in Corea del Nord e il momento scelto non è casuale. La visita – che è inquadrata nelle celebrazioni dei 70 anni di amicizia tra Corea del Nord e Cina – si presenta a ridosso del G20 di Osaka (28 e 29 giugno), dove Xi incontrerà il presidente Usa Donald Trump per parlare principalmente della guerra commerciale tra le prime due economie mondiali, ma anche dell`incontro con il primo ministro giapponese Shinzo Abe sempre nella cornice del summit che si terrà nella città nipponica.
Per Pechino è un`occasione d`oro per ribadire la sua centralità in ciò che avviene in Asia orientale, in un momento in cui gli sforzi bilaterali tra Washington e Pyongyang sembrano sostanzialmente arenati dopo il fallimento del summit di Hanoi tra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un e le accuse arrivate da parte Usa nei confronti della Corea del Nord di aver ripreso le sue attività di arricchimento dell`uranio e anche nei confronti della Cina di consentire di fatto una violazione delle sanzioni imposte contro il regime di Kim. Xi ha messo dei punti fermi, alla vigilia della sua partenza, parlando con il giornale del Partito dei lavoratori coreano, il Rodong sinmun.
Il primo è che Kim non si tocca, ma lui deve concentrarsi sull`economia del suo paese. “La Cina sosterrà senza esitazioni il presidente Kim nella guida della Repubblica democratica popolare di Corea nel realizzare la nuova linea strategica e focalizzarsi nello sviluppo dell`economia e nel miglioramento delle condizioni di vita del popolo per nuove e più grandi conquiste nella costruzione del socialismo”, ha affermato. Si sente l`eco del modello cinese in queste parole. Un altro punto fermo è rispetto all`esterno.
La Cina è “pronta a unire le mani con i compagni della Repubblica democratica popolare di Corea per lavorare insieme alla realizzazione di una pace duratura e della stabilità nella regione”. Come a dire: una soluzione della crisi nucleare passa attraverso Pechino, la quale “contribuirà attivamente alla pace regionale, alla stabilità, allo sviluppo e alla prosperità rafforzando la comunicazione e il coordinamento con la Repubblica democratica popolare di Corea e le parti coinvolti per spingere verso il progresso nei colloqui e negoziati sulla questione” nucleare.
“La Cina sta giocando un ruolo importante come stabilizzatore nell`Asia nordorientale”, ha spiegato sul Global Times Li Chao dell`Accademia di scienze sociali Liaoning, sottolineando come la tempistica, prima del G20, e prima della visita di Trump in Corea del Sud, che segnala la volontà americana di rafforzare la sua influenza nella Penisola coreana. “La visita di Xi – ha continuato – ha lo scopo di promuovere pace e stabilità nella Penisola coreana e stabilizzare la situazionenella regione. La Cina assenga una particolare importanza alla situazione nella Penisola coreana, che è direttamente collegata alla sicurezza periferica cinese”.
La centralità di Pechino nella vicenda, per una volta, potrebbe essere in qualche modo riconosciuta anche da Pyongyang, in un segnale di minore spavalderia rispetto a quella segnalata in passato dal regime dei Kim rispetto all`alleato. Segno probabilmente che in Corea del Nord, dove i morsi della crisi economica e alimentare si stanno facendo sentire, secondo quanto affermano gli osservatori, il messaggio di Xi non cade nel vuoto. A dimostrarlo è la collocazione editoriale che ha trovato l`intervento del presidente cinese sui media di stato nordcoreani. Già nel 2001 l`allora presidente cinese Jiang Zemin, che nel 2005 il leader dell`epoca Hu Jintao avevano avuto loro opinioni pubblicate sul Rodong sinmun. Ma mai in prima pagina, come è accaduto a Xi. askanews