Gianni Canova lo paragona a Totò. Come il principe Antonio De Curtis, dice, ha sfondato tra il grande pubblico soltanto quando e’ arrivato a Milano. Una cosa e’ certa Checco Zalone e’ il primo ospite che quest’anno al Salone del Libro di Torino ha creato code chilometriche, con centinaia di persone rimaste fuori dalla Sala Gialla, dove era previsto il suo incontro. Lui si schernisce. “Sono imbarazzatissimo, anche un po’ frustrato non ho contenuti da portare. Vedo tutta questa gente per me e vorrei dire cose intelligenti. Quando mi verranno ve lo dico” e parte il primo applauso dal pubblico. Sul palco ci sono anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il produttore Pietro Valsecchi, e il critico cinematografico Gianni Canova, che assieme a Verri conduce l’incontro, ma per i ragazzi che si sono fatti due ore di coda per vederlo, sono solo comprimari.
È’ un mancato avvocato Checco Zalone. “Mi sono laureato in giurisprudenza. Mia zia cercava il cosiddetto avvocato buono dove fare pratica legale, per non essere pagato, ma da uno buono. Almeno questa era la mia prospettiva di vita”. Un destino che però non si è realizzato. “Ho fatto il provino da Gino e Michele a Zelig: mi dissero ti facciamo un contratto e iniziai a viaggiare in treno tra Bari e Milano, chiedendo soldi a mio nonno. Ma ero povero… A dire così mi sento un po’ Albano Carrisi” ha scherzato il comico. Qualcuno dice che “Quo Vado” e’ un film politico. “Non esageriamo. Il film mostra come noi italiani tanto votati alle riforme poi stentiamo ad abbandonare i piccoli privilegi” ha commentato Zalone. Poi i ragazzi gli è chiedono di esibirsi al piano e intonano le sue canzoni con lui. Tra i giovani qualcuno gli chiede se sta pensando di abbandonare le scene, visto che ha raggiunto l’apice del successo. Lui si definisce un pessimista, ma ha assicurato “davvero non ho ancora pensato ad abbandonare le scene”.