Chissà se gli italiani questa volta premieranno Checco Zalone, che dopo l’enorme successo di “Quo vado?”, che ottenne oltre 65 milioni di euro al botteghino, esordisce come regista e dal 1° gennaio porta al cinema “Tolo Tolo”, toccando un tema delicato come quello dell’immigrazione. Non sono mancate finora né le accuse di razzismo per la canzone “Immigrato”, né la benedizione di Salvini che ha annunciato che lo vorrebbe senatore a vita, ma Zalone si dimostra abbastanza disinteressato alle polemiche e con il suo produttore Pietro Valsecchi dice: “Non è antisalviniano, non c’è proprio Salvini..”. “E’ un film che va al di là di Salvini e racconta l’odissea di queste persone che non cercano un futuro migliore, cercano un futuro”. “Secondo me Salvini è l’espressione della gente, quindi la gente si sentirà chiamata in causa. Comunque, francamente, non mi pongo questo problema”.
Un politico c’è nel suo film, e fa la scalata da disoccupato a Presidente del Parlamento Europeo. “Lui, per esempio, non è uno in particolare: ha la carriera di Di Maio, l’ho vestito come Conte e c’ha il linguaggio di Salvini, quindi ho creato una specie di mostro dei nostri tempi”. Il protagonista del film, politicamente scorretto, al contempo meschino e romantico, fugge in Africa e si confronta con povertà, guerre, fughe nel deserto e sui gommoni: in tanti vogliono raggiungere l’agognata Italia da cui lui è scappato inseguito da ex mogli, creditori, fisco. Tutto questo viene raccontato con grande leggerezza, a tratti in tono fiabesco, con una comicità che da una parte banalizza tutto ma dall’altra punta forse a sollevare qualche dubbio negli spettatori, soprattutto in quelli che si scagliano contro gli immigrati. “Io cito De Gregori: sono convinto che la gente sa benissimo dove andare, sia quelli che hanno letto un milione di libri sia quelli che non sanno nemmeno parlare”.