Zelensky e la mossa a sorpresa: dimissioni in cambio di pace o Nato
Lo scacco matto che potrebbe cambiare tutto: “Sì, sarei felice, se fosse per la pace in Ucraina”. Il leader sembra disposto a mettere da parte l’orgoglio personale per un bene superiore
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Volodymir Zelensky
In un colpo di scena che potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici, Volodymyr Zelensky ha aperto la porta a una possibilità clamorosa: lasciare la presidenza dell’Ucraina. Un sacrificio personale, evocato con decisione, che il leader di Kiev sarebbe disposto a compiere per garantire la pace nel suo Paese o l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Le sue parole, pronunciate durante una conferenza stampa nella capitale alla vigilia del terzo anniversario dell’invasione russa, risuonano come una bomba nei negoziati per porre fine al conflitto.
“Sì, sarei felice, se fosse per la pace in Ucraina”, ha risposto Zelensky a chi gli chiedeva se fosse pronto a dimettersi, come suggerito anche dal presidente americano Donald Trump, che ha insistentemente invocato nuove elezioni a Kiev. E poi l’affondo: “Se serve che io lasci il mio posto, sono pronto a farlo, anche in cambio dell’adesione della Nato all’Ucraina”. Questa dichiarazione non è solo un’apertura tattica, ma una mossa audace che potrebbe scompaginare le carte sul tavolo della diplomazia internazionale. Zelensky, che Trump ha definito un “dittatore” e un “comico modesto” mentre rilancia il dialogo con Vladimir Putin, sembra giocare una partita a scacchi ad altissimo rischio.
Sullo sfondo, il messaggio lanciato su X dal presidente ucraino è un appello accorato al suo popolo e al mondo: “Gli ucraini hanno fatto molta strada. E quest’anno dobbiamo fare tutto il possibile e l’impossibile per raggiungere una vera pace, una pace con garanzie di sicurezza per il nostro Stato, con garanzie di dignità e rispetto per tutto il nostro popolo”. Un grido che unisce la stanchezza di una nazione martoriata dalla guerra alla determinazione di non cedere sulla propria sovranità.
Pressioni internazionali e spiragli di negoziato
L’ipotesi delle dimissioni arriva in un momento cruciale. Da una parte, la pressione di Washington, con l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, che preme per un accordo sulle risorse minerarie ucraine da firmare entro la settimana. “Zelensky ha vacillato, ma ora si rende conto che quell’accordo deve essere firmato”, ha dichiarato Witkoff alla Cnn, sottolineando il peso degli Stati Uniti nel dettare i tempi. Dall’altra, il dialogo con Mosca, che sembra riallacciarsi dopo mesi di stallo, con Trump deciso a presentarsi come l’artefice di una pace rapida. In questo scenario, le dimissioni di Zelensky potrebbero essere il jolly per sbloccare un’impasse che dura da troppo tempo, offrendo a Putin un’uscita onorevole e alla Nato un’espansione strategica senza precedenti.
Scelta drammatica, obiettivo più grande
Zelensky non è nuovo a gesti simbolici, ma questa volta la posta in gioco è esistenziale. Lasciare la presidenza significherebbe rinunciare al ruolo di simbolo della resistenza ucraina, un’icona che ha galvanizzato il Paese e il mondo contro l’aggressione russa. Eppure, il leader sembra disposto a mettere da parte l’orgoglio personale per un bene superiore. “Ringrazio ogni combattente ucraino, tutte le famiglie dei nostri difensori e tutti coloro che stanno al fianco dell’Ucraina: grazie per aver mantenuto in vita l’Ucraina”, ha scritto su X, in un messaggio che sa di testamento politico ma anche di sfida: la pace deve arrivare, ma non a costo della dignità.
Gli scenari possibili
Se Zelensky dovesse davvero dimettersi, le conseguenze sarebbero imprevedibili. Da un lato, potrebbe favorire un accordo con la Russia, magari con nuove elezioni che soddisfino le richieste di Trump e indeboliscano la narrazione di Putin sull’Ucraina come Stato “nazista” da controllare. Dall’altro, l’ingresso nella Nato, opzione che Mosca considera una linea rossa, potrebbe invece accendere nuove tensioni. La mossa di Zelensky, in ogni caso, sposta l’attenzione dal campo di battaglia alla diplomazia, costringendo le potenze mondiali a uscire allo scoperto.
In un conflitto che ha già stravolto il mondo, le dimissioni di Zelensky potrebbero essere il colpo di teatro che nessuno si aspettava. Una scelta drammatica, sì, ma che dimostra ancora una volta la sua capacità di sorprendere, di giocare d’anticipo, di trasformare la debolezza in un’arma. Resta da vedere se il mondo sarà pronto a cogliere questa apertura o se, come spesso accade, prevarranno gli interessi di parte. Una cosa è certa: a Kiev, oggi, si è scritto un capitolo che potrebbe cambiare la storia.