“Grazie”. Volodymyr Zelensky lo ripete più volte durante le dichiarazioni alla stampa previste dopo il suo incontro di oggi con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Il ringraziamento all’Italia e agli italiani – “vorrei abbracciarli uno a uno” – non è solo di circostanza. Il presidente ucraino, in visita a Roma, apprezza davvero il “sostegno continuamente offerto a tutti i livelli” al suo Paese, sin dall’inizio del conflitto, nel febbraio 2022. “Non è mutato con i governi”, sostiene. “Non lo dimenticheremo mai”. Ma in quel “grazie” ribadito a perdifiato c’è molto di più che un senso di gratitudine per quanto già fatto: c’è l’invito ad andare oltre, nel sostegno militare e in quello civile. Soprattutto nella prima fase della ricostruzione, quella a breve termine, considerata più urgente. “L’Italia ci ha aiutato a superare questo inverno, ma dobbiamo prepararci al prossimo”, dice. “Il nostro vicino spara sulle scuole e sugli asili nido”, bisogna riportare indietro le famiglie e i bambini deportati in Russia, a cui “insegnano a odiare l’Ucraina”. “Mi concentrerei su salute, istruzione, energia, e sulle case per gli sfollati”, insiste Zelensky.
Bisogna fare “molto”, “vediamo l’Italia come partner nell’assistenza, non solo da un punto di vista finanziario, ma anche dell’assistenza tecnica”, sottolinea, delineando nettamente i campi di intervento più immediati. Zelensky arriva in Italia da presidente di un Paese in guerra. E non fa nulla per nasconderlo. Anche l’abbigliamento è il consueto: al suo arrivo a Ciampino indossa la solita mimetica verde militare. Un cambio al volo all’Hotel Parco dei Principi, la maglia diventa nera, e via al Quirinale, dove ad attenderlo c’è il presidente Sergio Mattarella. Al Colle gli onori sono quelli che spettano a un capo dello Stato: picchetto e inni nazionali. Zelensky poggia la mano destra sul cuore sulle note di quello ucraino, poi la stretta di mano in favore dei fotografi e il colloquio. Circa trenta minuti durante i quali il presidente incassa la conferma del sostegno italiano a Kiev. “Noi siamo per la pace, la nostra vittoria è la pace. Siamo aperti a tutti i contributi internazionali ma la guerra la stiamo subendo sul nostro territorio e la pace deve prevedere la giustizia su tutto il nostro territorio”, spiega Zelensky durante l’incontro con Mattarella.
“Tutto il territorio”, tiene a rimarcare Zelensky. E non è un’indicazione di poco conto. La posizione dell’Ucraina è da sempre la stessa: nessun eventuale negoziato di pace può prevedere concessioni territoriali a Mosca. Di eventuali negoziati di pace il presidente ucraino parlerà anche in Città del Vaticano, con Papa Francesco. La Santa Sede ha annunciato un tentativo di mediazione che starebbe procedendo nel massimo riserbo. Kiev considera “appropriata” la mediazione del Pontefice soprattutto sulle questioni umanitarie, compreso il sostegno al processo di scambio dei prigionieri, il ritorno dei bambini ucraini deportati e la registrazione di tutti i cittadini ucraini trasferiti illegalmente nella Federazione Russa. D’altra parte, a Mosca la visita di Zelensky al Santo Padre è stata accolta con una certa irritazione. Il Cremlino per ora non commenta, mentre analisti e osservatori, ospitati da testate di fede nazionalista, la valutano anticipatamente poco significativa e costruttiva. “Zelensky va per la photo opportunity. La decisione è stata presa dagli Stati Uniti. L’Occidente, volendo, potrà al massimo proporre un cessate il fuoco, ma senza la fine del conflitto”, secondo Vladimir Bruter, dell’Istituto Internazionale di ricerche politiche.
Viceversa, nella considerazione di Kiev, l’Italia e la sua premier Giorgia Meloni hanno “una comprensione chiara e sistematica” della guerra, “hanno capito che si tratta in primo luogo di preservare un ordine mondiale stabile e di resuscitare il diritto internazionale”. Una consapevolezza in continuità con il suo predecessore a Palazzo Chigi, Mario Draghi. Lo stesso Zelensky lo conferma con le sue parole, in un messaggio su Telegram postato anche in italiano: “l’Italia era ed è dalla parte giusta, dalla parte della verità in questa guerra. Ci stiamo muovendo nella direzione della vittoria. Vittoria che significa la pace per il nostro Stato”, precisa, dopo essersi detto “grato per la posizione coerente” sul sostegno all’Ucraina. “L’obiettivo comune” – così lo definisce il consigliere politico del presidente Mykhailo Podolyak – è porre fine alla guerra il prima possibile. Ma secondo Kiev ciò sarà realizzabile solo a una condizione: “che le armi necessarie siano consegnate in tempo”. Ecco allora l’altro tema caldo della visita di Zelensky in Italia e di quella, attesa, in Germania.
“Apprezziamo l’assistenza importante militare che dà al nostro Paese la capacità di resistere all’aggressione russa. La chiave del nostro successo sul campo di battaglia è la ricezione tempestiva dell’assistenza necessaria”, sono le parole del presidente ucraino. Ciò di cui l’Ucraina ha più bisogno oggi sono missili a lungo raggio, aerei d’attacco e da combattimento, grandi quantità di proiettili e sistemi di difesa antiaerea. La Germania ha già risposto all’appello. Proprio mentre Zelensky poggiava i suoi scarponi sul suolo italiano, da Berlino è arrivato l’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti militari da 2,7 miliardi di euro. Il ministero della Difesa tedesco ha spiegato che gli aiuti dovrebbero includere una varietà di hardware militare, 20 veicoli corazzati Marder, 30 carri armati Leopard, 4 unità di fuoco IRIS-T-SLM, oltre a 200 droni da ricognizione e un grande quantitativo di munizioni. “Noi tutti”, ha avvertito il ministro Boris Pistorius, “auspichiamo una rapida fine di questa terribile guerra, ma sfortunatamente questo non è ancora in vista. La Germania fornirà quindi tutto l’aiuto possibile, finché sarà necessario”.
Una decisione che arriva mentre i ministri delle Finanze dei paesi del G7 hanno deciso di aumentare il loro sostegno economico e di bilancio per l’Ucraina per il 2023 e l’inizio del 2024 a 44 miliardi di dollari, e dopo che martedì gli Stati Uniti hanno svelato la fornitura di nuovi aiuti da 1,2 miliardi di dollari, intesi a “rafforzare le sue difese aeree” e a “sostenere il suo fabbisogno di munizioni di artiglieria” in vista della controffensiva dell’Ucraina contro le forze russe. L’operazione ucraina non sarebbe ancora iniziata, sebbene le forze di Kiev abbiano già annunciato di avere guadagnato circa due chilometri di territorio nell’area di Bakhmut, e lo stesso Zelensky nei giorni scorsi ha detto che “serve più tempo”, in modo da ricevere tutte le forniture promesse. In caso contrario, ha avvertito, potrebbero verificarsi pesanti perdite tra gli ucraini, e questo sarebbe “inaccettabile”. askanews