Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sospeso la cittadinanza a 13 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Tra i destinatari c’è il metropolita Ionafan di Tulchyn e Bratslav, che ha anche passaporto russo ed è accusato di tradimento. Nella lista il vicario della stessa diocesi, il vescovo Serhiy di Ladyzhyn. La decisione di Zelensky ha scatenato un ulteriore putiferio nei già pressoché inesistenti rapporti tra le diplomazie di Kiev e Mosca. L’intelligence ucraina ha condotto anche perquisizioni in alcune chiese a seguito delle quali sarebbero stati trovati sacerdoti con passaporti russi, contanti, materiale propagandistico russo e molto altro. Immediata la reazione di Mosca. “È satanismo” ha tuonato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Insomma, è scontro totale tra Kiev e Mosca.
Intanto, secondo l’intelligence militare ucraina, a breve le autorità russe intendono mobilitare altri 500.000 soldati oltre ai 300.000 russi arruolati nell’esercito lo scorso autunno. Lo ha sostenuto in un colloquio con The Guardian Vadim Skibitsky, vice capo della prima direzione dell’intelligence militare del ministero della Difesa ucraino. A suo avviso, la nuova mobilitazione sarà annunciata dopo le festività natalizie, il 15 gennaio. La Russia avrà bisogno di circa due mesi per preparare le formazioni militari e qualsiasi successo di Mosca sul campo di battaglia dipenderà dall’equipaggiamento dei soldati russi. Inoltre, secondo Skibitsky, molto dipenderà dalla continua fornitura di munizioni e armi occidentali all’Ucraina. “Se la Russia perde in questa fase, allora Putin crollerà”, ha dichiarato, prevedendo nei prossimi mesi “l’ultima spinta”.
Putin alla messa di Natale al Cremlino da solo
L’ostentata solitudine di Vladimir Putin nella notte di Natale sollecita riflessioni e interpretazioni sui siti di notizie e piattaforme social russe. Il presidente russo è stato ripreso nella cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino di Mosca dove è arrivato per la celebrazione di mezzanotte, a cui ha assistito da solo. Accolto dal decano della diocesi di Sergiev Posad, monaco Josef, il leader russo ha acceso una candela e in un breve video lo si vede farsi il segno della croce, il volto serio, la postura inquieta. E’ la prima volta che Putin assiste da solo in totale solitudine alla messa natalizia al Cremlino: l’anno scorso ha scelto la piccola chiesa della residenza presidenziale di Novo Ogorovo, mentre nel 2018, 2019 e 2020 ha celebrato il Natale a San Pietroburgo.
In oltre un ventennio al potere, Putin è rimasto solo tre volte a Mosca per la ricorrenza ortodossa, le prime due all’inizio del suo lungo regno, in chiese fuori dal Cremlino. Così sui canali Telegram si rincorrono le suggestioni: ha voluto prendere su di sé l’intera responsabilità del momento, di una nuova fase della guerra in Ucraina che starebbe per iniziare, ipotizzano alcuni analisti. Molti vedono nella solitudine presidenziale un segnale di imminenti e radicali cambiamenti ai vertici russi, altri propendono piuttosto per una sottolineatura della sua leadership, senza ‘delfini’ in vista.