Appoggio al governo di Mario Draghi, nessun congresso ma una assemblea da tenersi entro febbraio. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla alla direzione nazionale del partito, dettando la linea sul nuovo esecutivo che si va formando e rispondendo alla minoranza interna, che nei giorni scorsi ha chiesto un congresso anticipato. “Abbiamo trovato nell’impostazione del professor Draghi una sintonia profonda, casomai sarà difficile per altri collocare la loro visione in questa nuova possibile esperienza. Per noi no, altro che imbarazzo”, ha detto Zingaretti, assicurando che il sì dei Dem “non è la resa della politica, della nostra politica e della nostra autonomia”.
Anzi, ha aggiunto, “il successo per la formazione del governo, lo si nota in queste ore, dipende dall’alleanza tra Leu, M5s e Pd. Se tale alleanza fosse venuta meno lo stesso Draghi ne avrebbe sofferto politicamente”. Dunque avanti con un programma che abbia come priorità la lotta alla pandemia, con il piano di vaccinazioni, il contrasto alla disoccupazione, il rilancio dell’economia, in una prospettiva di sviluppo sostenibile. Parallelamente al sostegno al governo, però, il Pd lavorerà perché “si possa aprire un confronto costituente in Parlamento per affrontare i nodi indispensabili per far funzionare meglio le istituzioni, il ruolo delle autonomie e una legge elettorale di stampo proporzionale”. Se la scelta di Sergio Mattarella ha aperto una opportunità, Zingaretti non nega però che la situazione è “molto complessa” e dunque è fondamentale “mantenere l’unità del partito in ogni passaggio”, una unità non formale ma “sostanziale” in cui “non si alluda alla contrapposizione sulla linea da perseguire” perché se vi sono dissonanze, “sarebbe utile esplicitarle”.
Una risposta a coloro che dentro i Dem (in particolare la corrente di Base riformista che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti), negli ultimi giorni avevano chiesto un congresso per discutere della linea. Zingaretti ribadisce il no secco al congresso, che sarebbe “da marziani”, ma apre a un confronto, con la convocazione, entro febbraio, dell’Assemblea nazionale. Un’occasione, garantisce, per “discutere del futuro, del nostro modo di contribuire all’azione di governo e prepararci alla sfida elettorale”. Proprio le amministrative, che coinvolgeranno 1.200 Comuni, sono il prossimo obiettivo e da parte del Pd non ci sarà “alcun modello politico da imporre ai territori”.