Editoriale

Zingaretti non ne azzecca una. Ma prosegue nei suoi errori

Nicola Zingaretti rilancia l’alleanza con il M5s e chiede unità al Pd. Alla direzione del partito, il segretario dem persevera per la sua strada, ribadendo il sostegno al nascente governo Draghi e sottolineando “una sintonia profonda con l’impostazione del Professore…”. Di certo, il Nazareno appare sempre più una polveriera. Finora, il segretario Pd non ne ha azzeccata una. “Conte o morte”, e l’avvocato del popolo è uscito di scena. E cosi, Zingaretti, torna alla carica con alchimie politiche per dar vita alla cosiddetta maggioranza “Ursula” a sostegno del nascente governo Draghi. Ma il leader della Lega, Matteo Salvini, giocando d’anticipo, ufficializza pieno appoggio all’ex presidente della Bce. Ancora cilecca per Zingaretti.

Per non parlare del suo migliore alleato, il MoVimento Cinquestelle, oggi spaccato più che mai e che a breve potrebbe partorire la più grande scissione della sua storia. Fallimenti, quelli del segretario dem, che fanno sempre più agitati gli animi al Nazareno, aggravando lo scenario con le varie correnti che tengono a dire la loro e a far pesare la propria posizione. Eloquente Matteo Orfini. “È del tutto evidente che la nascita del governo Draghi obbliga a riflettere soprattutto chi in questi mesi ha legato la linea e il profilo del Pd a Conte e al rapporto privilegiato col M5s” puntella il deputato Pd, ex presidente del partito. Ma Zingaretti non molla. Ribadisce più volte che serve l’“unità sostanziale” del partito. Occorre “che non si alluda a contrapposizioni sulla linea. Altrimenti sarebbe utile e giusto esplicitare il dissenso, per trasparenza”.

Tuttavia, ammette “che, certo, non è andato tutto bene” fin qui. E chi può dargli torto, se si pensa che nel giro di poche settimane il Pd è passato da protagonista del Conte 2 a probabile subalterno di un centrodestra entrato dalla porta principale nel nascente governo Draghi. Il segretario dem è anche convinto che a fianco dell’attività di governo “si possa aprire un confronto costituente in Parlamento per affrontare i nodi indispensabili per far funzionare meglio le istituzioni, il ruolo delle autonomie e una legge elettorale di stampo proporzionale”. E dopo aver ribadito “che è da marziani chiedere un congresso adesso” chiede tuttavia alla direzione “di decidere da ora di convocare entro il mese di febbraio la nostra assemblea per discutere del futuro, del nostro modo di contribuire all’azione di governo e prepararci alla sfida elettorale”.

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