Politica

Zingaretti vara segreteria Pd, renziani esclusi. E il partito esplode: “Macché pluralismo””

Nicola Zingaretti vara la nuova segreteria Pd e subito parte l’attacco dei renziani, che sono stati esclusi e ccusano il segretario di non avere mantenuto la promessa di garantire il pluralismo. Passano solo pochi minuti dopo la diffusione della nota del Pd con i nomi scelti e su twitter parla Andrea Marcucci, capogruppo in Senato di fede renziana. “La segreteria del Pd resa nota da Zingaretti non assomiglia al partito del noi. Vedo un`unica matrice identitaria in un partito che è nato per valorizzare i riformismi. È una scelta che non condivido”.

Zingaretti non fa nemmeno in tempo a fare uscire la sua nota in cui parla di “bella segreteria” e si augura che le minoranze vogliano entrare nei dipartimenti. Marcucci lo batte sul tempo e di fatto vanifica l’auspicio del segretario: “Con il lancio dei forum – dice Zingaretti nel comunicato – apriamo il partito a settori nuovi e vivi della società. Ora organizzeremo i dipartimenti: sono aperto al confronto e mi auguro, nel rispetto dell’autonomia di ognuno, si possa allargare il coinvolgimento anche alle sensibilità diverse delle minoranze congressuali”.

Appello inutile, a quanto pare. Simona Malpezzi, altra senatrice renziana, aggiunge: “Dicevano ‘partito unitario’ nel ‘rispetto del pluralismo’. Poi però hanno fatto la segreteria. La loro. Buon lavoro alla segreteria di Zingaretti”. Già da ieri, dopo il passo indietro forzato di Luca Lotti, c’è chi tra i renziani parla di situazione insostenibile e minaccia scissioni. Ma la linea, per ora, è quella della battaglia dentro il Pd, come spiegano anche Roberto Giachetti, Anna Ascani e Luciano Nobili, che riuniscono la corrente “Sempre avanti” ad Assisi.

Dice Nobili: “Tranquillizzo chi si aspetta dalla nostra discussione che noi decideremo che strada prendere. Noi siamo nel Partito Democratico. Vogliamo fare in modo che il questo partito possa tornare ad essere il protagonista di quelle battaglie simbolo dell`Italia che vuole dire Sì e vuole andare Avanti. Questo lo faremo dentro al Partito democratico finché ci sarà consentito. Lo faremo alzando la voce quando servirà, lo faremo orgogliosi delle nostre idee e del percorso che abbiamo fatto con Matteo Renzi”. Impossibile sfuggire alla sensazione di dejà vu, sia pure a parti invertite.

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